Favori dei vigili per avvantaggiare imprenditori calabresi, tre arresti a Roma
Due imprenditori calabresi, il 53enne R.S.M., e il 39enne G.P., sono finiti carcere mentre vigile urbano 46enne di Roma, F.C., 46enne è stato posto ai domiciliari, per i reati di concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, rilevazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo a sistemi informatici o telematici.
Eseguite oltre 20 perquisizioni nella capitale nei confronti di otto indagati e presso sei sedi di locali commerciali e tre di una società immobiliare; acquisiti documenti presso gli uffici pubblici del Municipio I Roma Centro e della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.
Questo l’esito dell’operazione denominata “Tavolino in Centro” eseguita all’alba da oltre centro Finanzieri del Comando Provinciale di Roma nei confronti dei due imprenditori e dell’appartenente al Corpo di Polizia Locale romana perquisendo abitazioni e rinomati esercizi commerciali del centro storico della Capitale. Agli otto indagati sono stati notificati altrettanti avvisi di garanzia.
Secondo gli investigatori vi sarebbe stato un gruppo delinquenziale, dedito, tra il dicembre 2012 e l’aprile 2014, alla commissione di diversi episodi di corruzione. In pratica, sempre stando alla tesi degli inquirenti, pubblici ufficiali “infedeli” sarebbero stati asserviti all’interesse di imprenditori privati.
In cambio dei servizi, abusando dei poteri derivanti dall’incarico, il vigile urbano oggi arrestato, insieme ad altri appartenenti alla Polizia Locale che sono indagati, avrebbe ottenuto denaro ed altre utilità come la promessa di assunzione, nella zona di Catanzaro, di una persona da lui indicata; casse e bottiglie di vino ed altre regalie, come ticket restaurant; il pagamento o la promessa di pagamento, oltre all’offerta di consumazioni presso i locali riconducibili agli imprenditori.
In cambio i pubblici ufficiali avrebbero rivelato, in anticipo, ai due imprenditori quando sarebbero scattati controlli presso i loro locali nel centro storico, così da evitare che le stessi evidenziassero delle irregolarità, garantendo anche l’esito positivo degli accertamenti.
Inoltre, affermano gli investigatori, avrebbero bloccato gli accessi ispettivi o assicurato che fossero operati con “elasticità”, il tutto accedendo abusivamente alle banche dati informatizzate in uso alle Forze di Polizia.
Attraverso queste condotte gli inquirenti ritengono che i funzionari abbiano fortemente avvantaggiato gli imprenditori calabresi sia nella fase dell’avvio delle attività commerciali che nella successiva espansione, a danno però di concorrenti onesti.
Diversi i favori che sarebbero stati concessi: si va dall’occupazione di suolo pubblico oltre i limiti, allo svolgimento di attività violando le norme in materia di fumi ed emissioni, all’avvantaggiarsi nel poter pubblicizzare la propria attività con cartellonistica non consentita, sino alla più grave e pericolosa esecuzione di lavori su immobili di interesse storico senza autorizzazioni, così potendo determinare anche gravi danni strutturali.
Degna di menzione, sostengono i militari, sarebbe anche “la rilevata propensione a delinquere” degli arrestati “inclini - spiegano - alle forme più violente per relazionarsi con eventuali concorrenti, nonché con soggetti che, a qualsiasi titolo, avrebbero potuto ostacolarli nell’inarrestabile ascesa economica”.
Emblematiche alcune intercettazioni. In occasione di un controllo dei “vigili” per l’occupazione del suolo pubblico, gli imprenditori si interrogavano, rispettivamente, sulla verifica preliminare dell’identità dei “controllori” (“se si conoscono oppure se chiamiamo a qualcuno…"), allo scopo di intercedere con gli agenti.
Subito dopo, quindi, dopo aver tentano invano di contattare il vigile, una volta saputo che il controllo scaturiva da una segnalazione, i due avrebbero convenuto come l’unico modo fosse quello di “minacciare” i segnalanti, per costringerli a tacere.
Anche nel caso della possibilità di pubblicizzare la propria gelateria con della cartellonistica orizzontale, vietata dal Comune di Roma, l’imprenditore 53enne sarebbe stato rassicurato dal “vigile di turno”: “quando io ci sono vado dentro e glielo dico e glielo faccio mettere e quando vado via gli dico: guarda leva… facciamo prima".
In sintesi, sulla scorta dei consistenti elementi raccolti, oggi gli specialisti del Gico hanno dato esecuzione ai provvedimenti emessi dal Tribunale e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma eseguendo gli arresti dei tre.