Incontro con giornalista Bottero al liceo Campanella di Lamezia
"Faceboom" della giornalista Paola Bottero è stato presentato oggi ai giovani srudenti del Liceo Campanella. Promotrice dell'iniziativa è stata la professoressa Michela Cimmino che ha fatto gli onori di casa ricordando come la Bottero era già stata ospite del Liceo a seguito del progetto "Scuola Informa".
Entrando poi nel merito del libro la docente lo definisce come "uno strumento che è riuscito a mettere insieme ragione e sentimento. Un libro che parla d’amore e non solo di social network".
Dopo la lettura da parte di una studentessa di un passo del volume della Bottero, la blogger Ippolita Luzzo ha affermato che tutti noi ci "plasmiamo viaggiando sui social" elogiando il libro della Bottero in quanto fa "un’analisi accurata ed imparziale sul fenomeno della diffusione delle piattaforme social". "Le conversazioni umane si fanno più fredde. Gli smartphone - ha poi concluso - sono diventati un prolungamento della persona ed un mezzo valido per tutti per porre argine all’insopprimibile bisogno di essere ascoltati e riconosciuti".
Successivamente, ha preso la parola la Bottero la quale ha esordito definendo "giovani d’oggi "la meglio gioventù".Prima di entrare nel merito della sua pubblicazione ha voluto fare un breve accenno alla visita, sempre al Liceo Campanella, di don Ciotti ricordando che "oblio e giustizia negata uccidono due volte le persone". Tra i temi del.dibattito anche la distinzione tra "giovani che sono nativi digitali e gli adulti che spesso con difficoltà si approcciano a questi nuovi mezzi di comunicazione e con errori grossolani".
La giornalista ha spiegato agli studenti che Facebook ha un duplice aspetto: "positivo poiché permette i counicare con tutti,negativo in quato limita spesso le relazioni umane e proprio da questo ha tratto spunto per la sua opera che segue quella di carta vetrata”. “Faceboom” racconta le vite di 18 persone incatenate ai social (9 donne e 9 uomini) ispirate a soggetti reali bravissimi a giudicare gli altri,ma mai se stessi.
Facebook diventa, dunque, uno specchio della nostra società d’oggi e ne riflette le contraddizioni e la volontà di ciascuno di avere il proprio quarto d’ora di felicità (l’autrice cita Warhol). Una differenza tra social e vita sociale che aumenta ancor di più nella società contemporanea definita da Bauman “liquida”, la visione esasperata dall’autrice che la definisce perfino “gassosa ed impalpabile”.
"Il libro - sottolinea la Bottero - parla di persone come noi e mira al recupero dei sentimenti". Il dibattito è stato poi animato da un confronto con gli studenti che hanno parlato delle loro esperienze come quella di un giovane studente del Campanella che ha aderito ad un esperimento di una onlus olandese ed è riuscito a non collegarsi a Facebook per oltre 99 giorni. Questo ha permesso al ragazzo di riappropriarsi della dimensione del reale. Dalla discussione sono emersi diverse visioni sul tema a partire dal tempo e dalla libertà psicologica che si guadagnano non passando su Facebook le due ore quotidiane come hanno evidenziato alcune statistiche rivolte all’universo giovanile. La Bottero da queste riflessioni poste all'attenzione dai giovani ha inteso rimarcare il limite tra uso e abuso di queste nuove piattaforme comunicative che "se ben indirizzate permettono di creare sinergie incredibili".
L’invito conclusivo della giornalista agli studenti è stato dunque quello di "essere ciò che realmente si è e rifiutare quella realtà artefatta che troppo spesso trova spazio sui social network" oltre ad “imparare ad ascoltare gli altri poiché comunicare è prima di tutto saper ascoltare”.