I Partigiani della scuola pubblica sull’esodo degli insegnanti

Calabria Attualità

"Che la dialettica dei numeri degli esodati forniti dalla Puglisi abbia ben poco a che vedere con i drammi umani provocati a migliaia di famiglie dalla riforma della scuola, ormai difesa solo retoricamente dal governo Renzi, lo testimonia ancora una volta il caso non certo isolato di una insegnante calabrese, madre di un bambino autistico grave, sbattuta senza riguardo di precedenza per la seconda volta a Prato". E' quanto scrivono i Partigiani della scuola pubblica.

"Un caso che non è tale - continua la nota - ma é un abuso previsto dal piano assunzioni dell’anno scorso che ha calpestato i diritti di migliaia di lavoratori. Proprio in questi giorni di protesta a noi Partigiani della scuola pubblica giungono numerosissime segnalazioni tra cui quella di questa docente calabrese, beneficiaria della legge 104, immessa in ruolo nella fase b a Prato nel sostegno scuola media, in cui aveva solo 32 punti a fronte dei 174 maturati nella classe di concorso A052 (latino e greco nei licei classici).

Mentre tutti i suoi compagni di sventura, pur non essendo beneficiari di 104, hanno ottenuto poi un’assegnazione in regione, lei, unica e sola ha dovuto sobbarcarsi 9 mesi di servizio ininterrotto percorrendo 2000 chilometri a settimana per poter vedere il proprio bambino bisognoso di assistenza; ha dovuto spendere ogni mese ben oltre il suo stipendio oltretutto ridotto dal declassamento di ruolo tra fitto di casa, bollette e viaggi continui tanto da doversi fare supportare economicamente dal marito.

Una situazione che ben pochi avrebbero potuto affrontare senza mettere a rischio l’incolumità del piccolo che difatti ha subito un tale trauma che ha aggravato la sua condizione cronica.

La cosa più grave è che la situazione drammatica di questa madre non è stata frutto di una malasorte casuale, ma è stata determinata dall’iniquità e incostituzionalità del sistema di reclutamento della legge 107/2015 che disconosceva per gli accompagnatori beneficiari della legge 104 la possibilità di far valere il proprio diritto di precedenza e le è risultata fatale nell’assegnazione della sede e dell’incarico declassato la specializzazione nel sostegno che aveva a differenza di altri che ne erano sprovvisti.

Morale della favola: la dichiarazione dei titoli posseduti, anziché agevolare, ha penalizzato notevolmente chi ne era in possesso in maggior misura.

Per questi soggetti l’algoritmo si è sbizzarrito! Ha mandato docenti di diritto a insegnare discipline tecnico-pratiche, senza punteggio, docenti di qualifica superiore in gradi di scuola inferiori senza esperienza di insegnamento e a stipendio ridotto, per giunta a migliaia di km da casa.

Quest’anno, nuovamente la madre del bambino autistico è stata assegnata a Prato e confida nell’assegnazione provvisoria poichè una vita come quella dell’anno scorso non sarebbe sostenibile per il suo bambino. Ci sarebbero pochissimi posti, perchè la classe di concorso in cui l’ha inserita l’algoritmo è satura in Calabria (altro scorno terribile!), dunque se non dovesse ricevere l’assegnazione su quella in cui ha il maggior punteggio , non avrebbe grosse possibilità di rientrare in sede e comincerebbe per la sua famiglia un altro calvario, a meno di non valersi del diritto di assentarsi dal lavoro. Ecco che si scatenerebbero le facili polemiche contro i docenti meridionali assenteisti e portatori di 104.

Esisterebbero molte possibilità socialmente risolutive per i neoassunti e per il territorio: la possibilità di ripristinare il tempo pieno nelle scuole sarebbe una.

Nessun esponente del governo Renzi ricorda che lo Stato è un contratto sociale che si stipula nell’interesse di tutte le parti, non solo in quello dei soggetti forti, le famiglie hanno bisogno del tempo pieno e molti insegnanti possono prestare un’opera più utile in prossimità dei luoghi in cui risiedono che altrove. Non dimentichiamo che l’anno scorso donne insegnanti madri di disabili hanno proprio dovuto rinunciare al piano assunzioni perché non potevano affrontare un anno come quello trascorso dalla collega.

Inutile rinfacciare alla Puglisi i numerosi casi dovuti alla malafede con cui ha operato il governo e con cui è stato elaborato un algoritmo che gioca con la vita delle persone trattandole come pedine di plastica, visto che lei ne è pienamente consapevole e che le conviene fingere che tutto vada bene, che i prof. Sono piagnoni e che lavorare a migliaia di km da casa sia una grande opportunità. Con i precedenti sistemi di reclutamento su graduatoria queste gravi violazioni dei diritti umani dei docenti non sarebbero mai avvenute.

Nel frattempo a viale Trastevere , una ministra incapace di trovare soluzioni e di dimettersi forse confida che i docenti in evidente stato di mobbing si licenzino".