Emigrazione, Insegnanti: poche cattedre al sud? Basterebbe offrire il tempo pieno

Calabria Attualità

Oramai è divenuta una “questione emigrazione” la problematica legata all’esodo degli insegnanti del Sud nel Centro-Nord Italia. “Quasi un adattamento odierno della Questione Meridionale dove i contadini sono ora sostituiti dagli insegnanti” sostengono gli insegnanti dei Partigiani della Scuola Pubblica Calabria aggiungendo di non voler “usare una forzatura neo-meridionalista ma i numeri snocciolati in questi ultimi giorni - ribadiscono - si prestano facilmente ad una interpretazione colonialistica della questione”.

All’esame dei Psp alcuni dei dati pubblicati in diversi commenti tratti dall’ Atlante dell’infanzia”, Save The Children per il 2015 e che fotografano come al Nord il tempo pieno supera il 40% di classi, mentre in Campania l'11%, in Sicilia l'8,1%, ed è assente, completamente, in realtà come Ragusa, Trapani, Teramo, Reggio Calabria, Palermo e molti altri importanti centri del Sud.

“Di quanta dotazione organica in più gode il Nord? Attendiamo la pubblicazione di questi dati” si chiedono ancora i Psp aggiungendo di non sapere “se tali ulteriori dati sono stati pubblicati, certo ci interesserebbe conoscerli nel dettaglio”.

In particolare nell’Atlante si afferma che “Ancora una volta ricorrono divari e asimmetrie territoriali, con oscillazioni che vanno dal 2,1% della provincia Aosta (il più basso valore registrato insieme a Molise, Sicilia, Campania, Abbruzzo, Puglia e Calabria) all’84% di quella di Milano. In alcune delle provincie più popolose del Mezzogiorno e dei più esposti al rischio della criminalità organizzata, non raggiunge il 10%. Tutti gli esperti affermano che l’allungamento del tempo scuola potrebbe costituire un potente fattore di protezione per gli alunni”.

Anche qui ricorre l’impronta di Raffaele Cantone: “La corruzione è un fenomeno ‘pericoloso come la mafia’ - ha detto il presidente dell’Anac - che finisce per condizionare in maniera specifica e subdola anche la vita dei più piccoli”.

Per gli insegnanti calabresi una conferma a tale notizia verrebbe data, in maniera indiretta, da Faraone all’indomani delle proteste in molti USR del Sud affermando su La Stampa del 9 agosto che “Nella prossima legge di stabilità introdurremo un provvedimento per trasformare l'organico di fatto in organico di diritto. E già dal prossimo anno scolastico potenzieremo il tempo pieno anche a Sud: un modo per andare incontro alle esigenze dei bambini, creando anche occupazione. Ma per alcune misure abbiamo bisogno di tempo".

Insomma, ribadiscono dal Psp, manca il tempo pieno al Sud e questo è uno dei motivi per cui vi sono meno cattedre.

L’allarme arriva anche da Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil, che denuncia i “mancati investimenti del Governo nelle regioni del Sud Italia, che vede (innanzitutto) un enorme gap per quanto riguarda il tempo prolungato e l'assegnazione di cattedre proprio in quella primaria che ha fatto esplodere il caso”.

Mentre dalla Sicilia tramite l’USB arriva la notizia di 4.606 posti in deroga sul sostegno per l’anno scolastico 2016/17.

Un’altra rivelazione è quella poi di Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd: "il numero di chi dovrà trasferirsi calerà con le assegnazioni provvisorie che usciranno nei prossimi giorni”. “A dire il vero - affermano i Partigiani della Scuola - questa sembrerebbe in contraddizione con quanto invece affermato da un altro scienziato della sociologia moderna, secondo il quale invece la questione diventa ora demografica. Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli ci fa sapere tramite La Repubblica che poiché la popolazione scolastica aumenta al Nord mentre al Sud è in costante diminuzione l’emigrazione degli insegnanti nei prossimi anni resterà un fenomeno largamente inevitabile”.

Gli insegnanti riprendono poi le affermazioni del loro collega maestro-giornalista Alex Corlazzoli: “l’esodo o l’esilio dei docenti potrà essere fermato quando avremo a che fare con un governo che ritorna a mettere in primo piano la questione istruzione al Sud”.

Non ci sarebbe quindi bisogno di “spostare gli studenti al Sud” e così salveremmo anche le braccia di Gian Antonio Stella che come scrive sul Corriere della Sera: “Certo, è possibile che il famigerato algoritmo che ha smistato maestri e professori abbia commesso errori. E vanno corretti. Ma i numeri sono implacabili: 8 insegnanti su 10 sono del Mezzogiorno però lì c’è solo un terzo delle cattedre disponibili. Non per un oscuro complotto anti meridionalista: perché gli alunni delle primarie e delle scuole di I° grado sono oggi mezzo milione in meno di vent’anni fa”.

Oltre a riprendere ed elaborare i dati di Tuttoscuola i Psp lo invitano però “a fare uno sforzo in più e fare altri due calcoli e magari stabilire quante cattedre spunterebbero di più al Sud se il tempo pieno fosse equiparato in tutta Italia, magari come a Milano, tutti all’84%! Magari la barca riprenderebbe a bilanciarsi meglio.

E per confermare ciò snocciolano i dati della biblica Tuttoscuola: “I docenti meridionali sono 30.692 ma i posti a disposizione al Sud sono 14.192: «Come possono 14.192 sedi accogliere 30.692 insegnanti? Neanche Einstein avrebbe potuto inventare un algoritmo in grado di risolvere un’equazione simile».”

Stella continua coi dati: “Maestri e professori «in eccedenza» nel Mezzogiorno sono complessivamente 16.500, quelli che mancano al Centro-Nord 17.628. Di qua quasi il 67% in meno, di là quasi il 54% di troppo. Con addirittura un picco del 64,3% di insegnanti in eccesso in Sicilia.”

Proprio in Sicilia, dove le percentuali di tempo pieno sono più basse si registra il maggior picco di docenti in eccesso.

“Ma un altro esercizietto per il tuttologo – proseguono i Partigiani - potrebbe essere quello di calcolare quanti posti si libererebbero mandando in pensione gli ultrasessantenni della quota 96, sempre senza scomodare Einstein. Un’ultima operazione sarebbe una somma. Quota 96 + posti in deroga su sostegno + aumento tempo pieno = magari ci siamo! Questa somma potrebbe farla un altro grande del giornalismo di servizio Nino Sunseri di Libero che si cimenta col le percentuali, definendo lavativi i docenti del Sud e delle isole (ma questa è un’altra storia e forse un’altra querela da aggiungere a quella appena fatta dai PSP verso Rondolino!)”.

“E siccome in Sicilia c’è il 64,3% di docenti di troppo, è normale che vadano collocati in altre regioni. Perché la realtà è una sola: al Sud ci sono pochi studenti e troppi insegnanti. La “ribellione” di cui parla Surieri non è senza ragione dunque, semmai senza ragione sono i conti di questi improvvisati “ragionieri” della falsa informazione”.

Un’ultima analisi in ordine di tempo arriva da Pino Aprile, il quale commenta che “La scuola, al Sud, l’hanno rasa al suolo e ora deportano i prof. Ma si sa - sbottano i Psp - il giornalista scrittore, autore del bestseller "Terroni", è noto meridionalista. Ed è per questo che individua in nodo cruciale della questione, finalmente. E continua: Ovvio che al meridione ci sono più insegnanti che cattedre. I posti sono stati spostati al Nord dove c’è l’esclusiva degli asili, del tempo prolungato e delle borse di studio”.