LETTERE. Parco Caserta: partecipazione, trasparenza e correttezza sono state deluse

Reggio Calabria Attualità

Riceviamo e pubblichiamo.

"Me ne frego!"; il motto dannunziano, adottato poi dalle "squadracce fasciste", sembra essere il criterio guida, il filo conduttore politico, dei comportamenti del giovane sindaco Falcomatà e della sua giunta che ha contagiato anche l'opposizione. Ciò appare in tutta la sua clamorosa evidenza nella vicenda relativa alla (s)vendita di Parco Caserta.

È da gennaio che la città (almeno la parte sana e libera da ogni condizionamento) chiede e sollecita notizie ed informazioni sullo scempio infame perpetrato ai danni dell'unico parco pubblico cittadino, invano!

Il "giovane sindaco" adottando appunto il famigerato motto, resta insensibile e non si degna di dare ai cittadini una benché minima risposta. A questo punto, una mente maliziosa è autorizzata a pensare che tale atteggiamento sottenda ad una strategia: "... parlate, parlate... alla fine cederete per sfinimento e tacerete e, per me (o forse per gli interessi che DEVE tutelare? ndr) le cose si sistemeranno come previsto". Non vi sono termini per descrivere il silenzio su quanto sta avvenendo sul caso Parco Caserta: assurdo, inconcepibile (o qualunque altro termine che l'abilità linguistica riesca ad individuare) non riescono a descrivere la situazione!

L'amministrazione comunale vende una porzione dell'unico polmone verde cittadino (bene di inestimabile valore per la collettività) senza sentire il dovere di fornire una benché minima ragionevole motivazione a cittadini che la invocano.

A ciò si aggiunga che anche l'opposizione in Consiglio comunale, tralasciando di esercitare il proprio ruolo e di adempiere al proprio dovere, asseconda tale comportamento con un silenzio omertoso e si esercita soltanto in sterili dissensi su argomenti di scarso significato e valore.

Analogamente silenti restano anche le varie associazioni che si fregiano del vessillo della tutela dell'ambiente e del verde. Sembra che tutti siano stati contaminati e contagiati dal tristemente noto motto.

Vi è, invero, un’alternativa a detta logica deduzione ed è fornita dalle recenti operazioni giudiziarie che hanno investito la città.

Dalle inchieste di polizia emerge infatti un dato inequivocabile: "un elevato livello di inquinamento della vita politico-amministrativa cittadina e l'esistenza degli INVISIBILI che, di fatto controllano e gestiscono gli aspetti più significativi della città.

Alla luce di quanto emerso è fantapolitica immaginare che per la vicenda "Parco Caserta" possa esserci un "manovratore occulto" che abbia orchestrato il tutto? Ed è forse assurdo ritenere che del fatto proprio per questo non se parla, appunto per non disturbare coloro che agiscono dietro le quinte e verso i quali vi è un grande timore reverenziale?

Sta di fatto che non vi è alcun esponente politico (di maggioranza o di opposizione) e della cd società civile, che giornalmente sfornano comunicati o dichiarazioni, che abbia avvertito l'esigenza di dire una parola sull'argomento di assoluta rilevanza per la comunità.

Comunque, in entrambe le ipotesi, un fatto è certo: nell'operazione Parco Caserta "trasparenza", "correttezza" e "partecipazione civica" sono state clamorosamente escluse.

A fronte di ciò vi sono le sfrontate dichiarazioni del "giovane primo cittadino" che in occasione di una recente libera manifestazione in favore dei magistrati e del procuratore De Raho ha avuto l'impudenza di affermare (Gazzetta del Sud del 26 luglio 2016): "Il nostro compito è quello di rinforzare il sistema immunitario della pubblica amministrazione, con l'obiettivo di rigenerare gli anticorpi necessari a respingere, attraverso la trasparenza, la correttezza e la partecipazione civica, i tentativi di corruzione e le infiltrazioni criminali".

Evidentemente gli anticorpi da rigenerare erano assolutamente infetti, se è vero come è vero che i suoi comportamenti si manifestano di segno assolutamente contrario.

Un cittadino, il solito, che, convinto assertore del detto latino "gutta cavat lapidem" e del dialettale "dammi tempu ca ti perciu, dissi lu surici a la nuci", continua con tenacia ad insistere convinto che tale comportamento, prima o poi, riuscirà a fare breccia nel muro eretto a protezione della manovra ordita su Parco Caserta.

Sperando che anche questa volta non sia la magistratura ad arrivare per prima".

Pietro Accardo, referente del Comitato Parco Caserta


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