Spaccio di cocaina. Scatta l’operazione “Old Mill”: 9 indagati, 6 in arresto
Sei arresti, tre in carcere ed altrettanti ai domiciliari, e tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. 10 i soggetti che sono stati invece denunciati a vario titolo.
Questo l’esito dell’operazione “Old Mill” eseguita stamani dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Corigliano Calabro al termine di un’indagine diretta e coordinata dalla Procura di Castrovillari.
I destinatari dei provvedimenti sono accusati di spaccio di sostanze stupefacenti continuato in concorso. In carcere sono così finiti Luigi Praino (53 anni) residente a Trebisacce; Giovanni Guidi (46) di Corigliano Calabro e Nabil Arabi (33) marocchino domiciliato a Corigliano Calabro e che al momento risulta irreperibile.
Ai domiciliari invece, Biagio Casella (44) di Cassano all’Ionio; Mohamed Nassir (32) marocchino domiciliato a Corigliano Calabro e Simone Cimino (36) residente a Corigliano Calabro.
L’obbligo di presentazione è stato eseguito nei confronti Nikola Liskova (44) nata nell’ex Cecoslovacchia ma residente a Trebisacce; Alfonso Fiorito (34) di Corigliano Calabro e Alfonso Scarcella (26) di Corigliano Calabro.
LA “BASE” IN UN AGRITURISMO
L’indagine è partita dalle denunce, presentate nel settembre 2014 nei confronti di Luigi Praino. Due cittadini di Trebisacce lo indicavano come il responsabile di lesione personale e di tentata estorsione. Partendo da qui i militari hanno scoperto l’esistenza di una fitta rete di spaccio di cocaina sia a Trebisacce che nella Sibaritide.
Gli investigatori avrebbero raccolto elementi che hanno permesso di iniziare delle attività tecniche monitorando gli incontri tra i vari presunti correi di Praino ed avvenuti principalmente in un agriturismo, “il Vecchio Mulino”, attività commerciale del principale indagato (dalla cui traduzione in inglese prende il nome l’indagine). Secondo gli inquirenti la struttura sarebbe stata una copertura delle attività illecite che si perpetravano all’interno. Praino si sarebbe avvalso delle della convivente, Nikola Liskova.
L’ipotesi accusatoria è che gli indagati sarebbero riusciti a monopolizzare l’attività spaccio nell’area ionica, tra Trebisacce e Corigliano, anche attraverso i territori di Villapiana e Cassano all’Ionio.
Durante l’attività è emerso il frequente ricorso ad un linguaggio criptico in cui gli stupefacenti venivano appellati come “alberi”, “camicette”, “moto”, “neve” ecc., termini utilizzati spesso per far riferimento a procedure di occultamento, taglio, confezionamento, trasporto e cessione della droga.
TELECAMERE PER CONTROLLARE LO SPACCIO
I carabinieri hanno installato delle telecamere nei pressi dell’agriturismo registrando i movimenti interni, fove gli “acquirenti” entravano generalmente da un’entrata secondaria. Nel locale lo stupefacente sarebbe stato nascosto in diversi luoghi, persino sotto le tegole e le tettoie, o in autovetture e cespugli.
La droga commercializzata proveniva anche dalla provincia di Reggio Calabria, così come appurato nel corso dell’indagine con l’arresto di due soggetti provenienti dalla locride.
Sempre secondo gli investigatori, tra i principali ed attivi collaboratori di Praino vi sarebbero altri due indagati, Giovanni Guidi e Simone Cimino, che con frequenza settimanale sarebbero andati nell’agriturismo per prelevare ingenti quantitativi di cocaina.
Alla vendita ed al taglio dello stupefacente, avrebbero provveduto anche due cittadini marocchini, Nabil Arabi e Mohamed Nasser, e Simone Cimino, che avrebbero anche prelevato la coca direttamente al “vecchio Mulino”.
Giovanni Guidi, oggi ed all’epoca dei fatti sottoposto ai domiciliari, avrebbe poi gestito la sua attività di spaccio in collaborazione con Alfonso Scarcella e Alfonso Fiorito che avrebbero avuto l’incarico di prelevare lo stupefacente da Praino.
Nel corso delle investigazione sarebbe emerso che Guidi avrebbe acquistato della droga da Praino: per i militari la cosa sarebbe dimostrata dal ritrovamento, presso il condominio del primo, di un ingente quantitativo di cocaina (300 grammi) e della somma in contante di 11mila euro.
Le indagini si sono concluse nel mese di maggio 2015: nel complesso sono stati ritrovati e sequestrati oltre 650 grammi di coca e 40 mila euro in contanti.