Catanzaro, Cimino: salvare la squadra della città ed evitare umiliazioni
Il testo della dichiarazione diramata dal consigliere comunale, Franco Cimino: “Ora basta. E’ troppo. La crisi societaria e quella tecnica si sopportano. Non è la fine del mondo se una squadra cade nell’inferno. Si può rinascere. E crescere. Ma quanto sta avvenendo intorno alla Fc Catanzaro arreca danno all’immagine della Città, di cui il calcio ha sempre rappresentato un simbolo positivo. Il Comune ha fatto molto per salvarla. Talvolta anche sbagliando, quando si è fatto condizionare dagli impulsi “tifosistici” di qualcuno al suo interno. E’ però si è dato alla causa del Catanzaro, sopportando anche economicamente il peso dell’indifferenza di politici e imprenditori, a cui la Città ha dato invece tanto. Il Comune ha speso tempo, fatica e denaro. Tanto denaro. Se per i primi due nulla si può rivendicare, per i soldi spesi qualcosa si ha da pretendere. Questi non sono stati buttati nella spazzatura. Servivano per assestare una società nella sua fase di passaggio. Che fine hanno fatto ? Che fine ha fatto la società di scopo Tribuna Gianna ? Senza più soldi come può sopportare quel suo essere il quarantasei per cento del capitale sociale ? Vorrebbe uscirsene e sciogliersi, ma come può farlo in assenza di una definitiva soluzione del problema societario ? E’ evidente che bisogna ripristinare gli ambiti di autonomia tra politica e calcio professionistico; tra enti locali e società per azioni. Più evidente è che debba concludersi la fase di assistenza al mondo delle società di calcio da parte degli enti pubblici. E che mai più un euro debba andare a quel settore, che deve invece sostenersi con il capitale privato, la vendita dei biglietti, la pubblicità e il marketing. Ma oggi l’Amministrazione comunale deve completare l’opera di eccezionale intervento sulla crisi della gloriosa società sportiva. Per impedire che un fallimento, forse anche pilotato, costituisca un’onta per il Capoluogo di Regione, che potrebbe vedere definitivamente sparire dal suo perimetro urbano il calcio professionistico. Fa rabbia per noi stessi, mentre procura piacere al nostro cuore di calabresi, vedere che la Vigor Lamezia, la Vibonese, il Cosenza, il Crotone, la gloriosa Reggina, vadano a gonfie vele, avendo superato crisi ben più pesanti di quelle del Catanzaro. Fa rabbia che il Catanzaro lo si lasci in una lenta dolorosa agonia. Tutto ciò non è giustificabile. Tanto disimpegno e distrazione non sono tollerabili. Tutti sono spariti e nessuno più si fa vivo. Duole che si cerchi altrove il socio-garibaldino che non si trova in quella parte di Città che di certo non soffre miseria. Viene il dubbio che si voglia lasciare il Capoluogo di Regione nella più totale sofferenza, per giochini politici consumati sotterraneamente da quanti ritengono di accrescere le proprie e più varie fortune sulle rovine e sulle sfortune di tutta la Città. Il peggio, è anticamente risaputo, costruisce nuovi eroi. Se poi c’è chi pensa che una società, che si sarebbe potuta salvare e ricostruire partendo dalla Prima divisione, la si possa ricevere in regalo o a quattro lire, si compie un errore grossolano e una piccola vigliaccata. C’è uno spirito anti-catanzarese che si sta sottilmente diffondendo in alcuni ambiti sociali, che pure altrove e in altro modo, hanno saputo dispiegare il proprio ingegno e la propria capacità salvifica. Capisco l’amarezza del Sindaco, lasciato completamente solo anche da Provincia e Regione che avevano assicurato contributi finora non arrivati. Ma tocca ancora al Primo cittadino, e in questo senso lo sollecito, e a tutti noi, riprendere in mano la situazione per cercare nuove vie alla salvezza. Non soltanto di una squadra di calcio, ma di un patrimonio sportivo e sociale, di cui la Città davvero non può fare a meno.”