Assistenza alla disabilità. Angsa: “Giù le mani dalla legge 112”

Reggio Calabria Attualità

La Legge 22 giugno del 2016, la n. 112 sulle “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle perone con disabità grave e prive del sostegno familiare”, ha la finalità di prevedere misure di assistenza, cura e protezione a favore di persone con disabilità grave e prive di sostegno familiare.

Questo l'incipit lanciato da Giovanni Marino, Presidente Regionale dell’Angsa, e Vito Crea, Presidente di Adda e componente Angsa. "Lo stato di disabilità grave – spiegano ancora - è accertato in riferimento all'art. 3 comma 3 della legge 104 del 1992. Si tratta di un provvedimento che deve riguardare parimenti responsabilità di carattere sociale e sanitario; l'accertamento della gravità così come è formulato all'art. 1 individua le “menomazioni” e non i bisogni che invece dovrebbero essere meglio accertati attraverso l'ICF”.

“Si tenga conto che – proseguono Marino e Crea - il “Dopo di Noi” è addirittura un logo brevettato da Anffs e riguarda il futuro delle persone con disabilità del neurosviluppo (le persone con autismo sono la stragrande maggioranza di questa categoria) che non sono soltanto persone con disabilità grave ma per giunta, non sono capaci di autodeterminarsi e perciò dipendono dalla famiglia. Per meglio illustrare la differenza è bene considerare, per esempio, i bisogni di una persona tetraplegica gravissima ed allettata in confronto ad una persona affetta da autismo non considerata in situazione di gravità”.

Diverrebbe ovvio che abbia più bisogno di assistenza una persona non grave affetta da autismo rispetto quella allettata tetraplegica. “Ovviamente – spiegano i rappresentanti Angsa - l'esempio serve semplicemente a fare riflettere sull'uso più appropriato dei modelli di accertamento per rispondere in modo efficace ed equo alla domanda di assistenza e cura.

Si raccomanda perciò di coinvolgere in questo processo, oltre all'assessorato ai Servizi Sociali anche il Dipartimento di tutela della Salute. Si raccomanda inoltre di preparare un protocollo che interpreta la legge nazionale e la applichi a livello regionale assegnando priorità ed obiettivi affinchè le risorse che saranno disponibili siano impiegati nel modo più etico ed efficace possibile”.

“La nostra Regione - concludono i rappresentanti della due associazioni - registra oltre un migliaio di persone con disabilità grave del neurosviluppo che sono a carico di famiglie non più in grado di garantire assistenza e non è tollerabile usare queste risorse a favore di servizi per altre forme di disabilità grave che riguardano invece la vita indipendente e l'autonomia e la mobilità. Questa è una altra cosa".