Giornata memoria, adesione di Risveglio ideale
L’Associazione “Risveglio ideale, presieduta da Angela Napoli, ha dato l’adesione alla Giornata della memoria e del ricordo, organizzata da Libera a Locri per il prossimo 21 marzo e, pertanto, parteciperà a tutte le manifestazioni che si svolgeranno nella città calabrese. L’Associazione ha, altresì, aderito al progetto “Locri – Luoghi di Speranza, Testimoni di Bellezza” ed ha ricevuto da adottare la storia di Nicolò Domenico Pandolfo, quale vittima innocente della ‘ndrangheta.
Nicolò Domenico Pandolfo era un primario di neurochirurgia presso l’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria ed aveva anche l’incarico di consulente presso il Nosocomio di Locri, dove si recava ogni sabato. Sposato e padre di tre figli, il 20 marzo 1993, all’età di soli 51 anni, alcuni killer, con 7 colpi di pistola calibro 7.65, lo uccisero barbaramente a poche decine di metri dall’ingresso del nosocomio locrese, nel mentre stava per raggiungere la sua auto, posteggiata poco distante, e tornare a casa. Anche in questo caso, purtroppo prevalse la cappa di omertà sugli spettatori della spietata esecuzione. Le indicazioni fortunatamente vennero date dallo stesso professor Pandolfo prima che spirasse, due ore dopo il ricovero presso i “Riuniti” di Reggio Calabria.
Il delitto fu commissionato dal boss Cosimo Cordì, allora a capo dell’omonima famiglia della ‘ndrangheta locrese, perché il professor Pandolfo non era riuscito a strappare alla morte la bambina, figlia del boss, colpita da un tumore al cervello. Un delitto assurdo, commissionato da Cosimo Cordì, subito arrestato al Policlinico di Bologna, dove era ricoverato da due giorni. Cosimo Cordì venne poi ucciso nel 1997 e, altro fatto grave, la squadra di calcio di Locri osò osservare un minuto di silenzio per a sua morte.
Delitto assurdo, quello del professor Pandolfo e che dimostra come nelle vene dei boss di mafia scorra solo “sangue di crudeltà”, “sangue di vendetta” che si riversa spesso su vittime innocenti. Anche la memoria del professor Nicolò Domenico Pandolfo, accanto a quella di tutte le altre vittime di mafia, è un dovere a cui nessuno può sottrarsi.