‘Ndrangheta e università. Lo Moro: intervenga il Ministro

Calabria Attualità

«Antonio Pelle, 24 anni, arrestato ad aprile 2010 insieme allo zio Giuseppe e ad altri membri della pericolosa cosca di S. Luca (RC) che porta il suo stesso cognome, ha superato presso la facoltà di Architettura di Reggio Calabria ben 22 esami e chiede dal carcere di essere autorizzato a sostenerne altri. Uno studente modello, come attesta il suo libretto universitario, o un giovane, in carcere per fatti di mafia, che tiene alla laurea e riesce a superare gli esami, ottenendo anche voti alti, nonostante, stando alle lettere zeppe di errori che spedisce dal carcere, non sappia neanche scrivere in italiano?». È quanto afferma, in una nota, Doris Lo Moro, deputato del Pd. «Non mi sembra possano esserci dubbi – prosegue Lo Moro - che si è davanti alla seconda ipotesi, considerato anche il tenore delle intercettazioni telefoniche pubblicate dai giornali, dalle quali emerge che Pelle sostiene e supera esami ma non sa neanche di che materia si tratti. Io credo che questa storia, che coinvolgerebbe anche le facoltà di Medicina dell’Università di Catanzaro e di Messina, non vada sottovalutata e che non si deve commettere l’errore di considerarla solo una vicenda giudiziaria, che – come tale - avrà il suo corso. Il caso di Antonio Pelle, del resto, non è certo una novità. Sono già emersi in passato casi di esami universitari non regolari ed anche di promozioni e lauree ottenute sotto minaccia. Nè è nuovo il fenomeno di rampolli di famiglie malavitose destinati alla scalata sociale che passa dal conseguimento della laurea».

«Quando si è proceduto allo scioglimento per mafia di alcune Aziende Sanitarie calabresi – prosegue la parlamentare - si è registrata la presenza di dipendenti, medici e primari, appartenenti a famiglie 'ndranghetiste. Nelle relazioni che hanno preceduto e portato allo scioglimento si è dato conto di inquisiti e pregiudicati alle dipendenze delle aziende, considerando questo elemento significativo della pervasività della 'ndrangheta e del suo interesse al settore sanitario, con il doppio obbiettivo di garantirsi profitto (mettendo le mani sugli appalti e sulla spesa) e ruolo sociale (un primario medico garantisce cure ai familiari e agli amici ed al tempo stesso costituisce un avanzamento sul piano sociale). Allo scioglimento del Consiglio comunale di Gioia Tauro, Rosarno e S. Ferdinando, del resto, si arrivò sull'onda di uno scandalo che coinvolgeva un altro esponente di una famiglia malavitosa, laureato in legge e iscritto all’ordine degli avvocati, il quale, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, dovendo far fronte anche al risarcimento danni nei confronti dei predetti Comuni, proponeva di estinguere i suoi debiti con le casse comunali, mettendo a disposizione le sue 'competenze professionalì. I Comuni, poi sciolti per mafia, avevano accettato la proposta dell’avv. Gioacchino Mammoliti che non ha avuto seguito per l’intervenuto scioglimento per infiltrazioni mafiose degli enti coinvolti».

«Oggi, a parte ogni altro discorso – prosegue la parlamenentare – c'è da chiedersi se questi soggetti, che verosimilmente si sono laureati in università meridionali (calabresi o siciliane), hanno seguito un percorso di studi regolari o meno e quanti di questi hanno usato metodi alternativi, come Antonio Pelle, da San Luca. Ma, tornando all’attualità, c'è da chiedersi sopratutto come le nostre Università, quelle su cui contiamo per il futuro della Calabria e del Meridione, frequentate da migliaia di giovani meritevoli, del cui futuro ci dovremmo tutti preoccupare di più, possono difendersi da fenomeni del genere? Non è una questione semplice. Ma da qualcosa bisogna partire perchè, intanto, non si può non indagare su ventidue esami registrati su un libretto universitario che rischiano di delegittimare l’Ateneo di Reggio Calabria, togliendo valore al sacrificio dei giovani che frequentano e studiano regolarmente e all’impegno di tanti docenti qualificati. Sarebbe un errore limitarsi ad attendere la magistratura. Le 118 telefonate intercorse tra Antonio Pelle e il responsabile della segreteria studenti della facoltà di Architettura e tutto quando è emerso in questa grave vicenda richiedono l’attenzione urgente dei vertici dell’Università Mediterranea e del Ministro Gelmini, per fare chiarezza dall’interno e ridare credibilità all’Università, assumendosi ciascuno le proprie responsabilità. Nelle prossime ore presenterò un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione, che finora non ha dimostrato attenzione per gli Atenei meridionali, per chiederle di intervenire per quanto di sua competenza a sostegno dell’Università di Reggio Calabria e delle altre Università coinvolte in questa vicenda, anche per evitare il rischio che i nostri Atenei siano oggi trascurati e subito dopo, per il rafforzamento di pregiudizi antimeridionali, penalizzati sul piano delle risorse».