Anche in carcere può nascere la creatività, se ne discute all’Unical

Cosenza Attualità

Per l'opinione pubblica il carcere è un buco nero nel quale i protagonisti di piccoli e grandi fatti di cronaca sprofondano nell'oblio. Eppure la vita in cella riesce a toccare l'emotività della gente e ad alimentare il dibattito. Dai graffiti in carcere, alle annotazioni di un sottufficiale d'artiglieria dopo la disfatta di Caporetto e la prigionia dei soldati, al video di Repubblica.it “Quando si chiude il gabbio” che, in poche settimane ha totalizzato 130 mila visualizzazioni, si delinea un percorso di forme espressive e tipologie scrittorie di estremo interesse.

Il Laboratorio di Documentazione dell'Università della Calabria ha organizzato, su questi temi, un seminario di studi dal titolo “Segni di libertà: scrittura ed espressività in carcere”, che si terrà il 22 marzo a partire dalle 9,30 presso la sala stampa dell'Aula Magna.

L'introduzione sarà affidata al professor Roberto Guarasci; interverranno Andrea Gualtieri, giornalista e autore della videoinchiesta di Repubblica.it; Nicoletta Giovè, dell'Università degli Studi di Padova che parlerà di “Segni di libertà. Graffiti in carcere” e Giorgetta Bonfiglio Dosio, sempre dell'Università di Padova, sul tema “Un'incursione militare. Dalla pietas familiare alla ricerca”.