Carlo Antoni il filosofo liberista: un saggio di Francesco Pastorino
Nell’ambito degli Incontri con l’Autore promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos, si terrà martedì 4 aprile alle 17,30, presso la Sala di San Giorgio al Corso di Reggio Calabria, la presentazione del saggio di Francesco Postorino “Carlo Antoni/Un filosofo liberista” edito da Rubbettino. All’incontro interverrà Vincenzo Musolino.
Il saggio del giovane studioso reggino è anzitutto un tentativo di rivisitare in chiave critica il pensiero di un filosofo italiano del Novecento colpevolmente ignorato. Antoni è un liberale sui generis che rinnova con intelligenza lo storicismo metodologico del suo «immortale maestro» Benedetto Croce.
Questo volume gioca molto sul rapporto dialettico e controverso tra Croce e Antoni. L’idea dell’autore, infatti, è che non si può comprendere in profondità Antoni se non si focalizza l’attenzione sul legame tra i due. Antoni aderisce ad oltranza alla filosofia dello spirito delineata dal suo maestro, e quindi al nesso circolare che ospita le categorie trascendentali dell’Estetica, della Logica, dell’Utile e della Morale.
Quattro sfere autonome e connesse che esauriscono la vita e al contempo la rinvigoriscono mediante il compimento dell’«opera». Le opere dello spirito (l’Infinito di Leopardi, una riforma politica, un’azione morale) rappresentano la storia autentica, una storia che trascende l’intrinseco dell’uomo; quest’ultimo, per Croce, è un semplice strumento ai fini della realizzazione dell’essere. Antoni, al contrario, pur salvaguardando l’importanza delle opere, e soprattutto del quadro crociano dei "distinti2 (Estetica, Logica ecc.), qualifica l’individuo come un fine in sé.
Il suo individuo non andrebbe pertanto relegato nel fiume analitico dello “pseudoconcetto", non è un mezzo fra i mezzi, una funzione ordinaria tra le tecniche del nulla, ma è il concetto puro, lo spirito assoluto, l’incontrovertibile, quell’essenza che trova continuo riscontro nel divenire. Non a caso, il filosofo triestino prova con difficoltà ermeneutica a realizzare un incontro speculativo tra giusnaturalismo e storicismo, cioè tra l’eterno raffigurato dall’individuo e il suo darsi problematico nella storia.
Contrariamente a Croce, il quale chiude le porte a ogni respiro sovrasensibile, il "discepolo non inerte" insegue un’inedita sintesi spirituale tra la verità (kantiana) dell’uomo e l’immanenza. L’intento principale dell’autore è cogliere un sottile distacco tra i due studiosi neoidealisti anche sul versante teorico-politico. Del resto, il liberalismo atipico di Antoni, come l’interprete spiega nella seconda parte del volume, prende le distanze dal Partito Liberale e da uno storicismo piegato alle ragioni del conservatorismo economico.
Sempre Antoni, insieme al gruppo romano guidato dal suo amico Mario Pannunzio, decide negli ultimi anni della sua vita di fondare il Partito Radicale nella fervida speranza che si possa coniugare politicamente l’istanza illuminista con quella storicista, il motivo essenziale dell’uomo – in parte tradito dalla visione "metapolitica" di Croce − con quello in fieri del divenire.