La Regione razionalizza le spese: ridotti i costi sulla corrente elettrica
Esiti positivi dalle attività di controllo e di monitoraggio per la razionalizzazione delle spese nella Regione Calabria. È, infatti, trascorso poco più di un anno da quando l'Amministrazione regionale ha smesso di pagare l’energia elettrica con un importo notevolmente maggiorato imposto dall’applicazione del cosiddetto “regime di salvaguardia” a causa di pagamenti mancanti o ritardati.
L’adozione concordata con Enel di un piano di rientro dal debito accumulato, fanno sapere dalla Giunta, “ha consentito di uscire dal regime più gravoso e di pagare l’energia a prezzi di mercato. Ora, la revisione e la razionalizzazione delle spese è andata avanti e le azioni di controllo e monitoraggio messe in atto dal Settore economato cominciano a dare i frutti sperati”.
In effetti, diminuzione progressiva del numero delle utenze attive, anche in immobili ormai non più utilizzati, e la verifica puntuale dei consumi già fatturati, hanno consentito, da un lato, di contenere la spesa corrente e, dall’altro, di accertare l’esistenza di importi a credito di rilevante consistenza che la Regione potrà ora portare in detrazione sulle somme ancora dovute.
Il vicepresidente della Giunta Antonio Viscomi evidenzia che “avere accertato l’esistenza di un credito per quasi 1.700.000 euro, che la Regione vanta e che deriva da pagamenti per fatture già altrimenti cartolarizzate o da pagamenti non puntualmente verificati al momento della liquidazione, costituisce veramente un traguardo importante nell’ottica della razionalizzazione della spesa e della corretta e oculata amministrazione della cosa pubblica nonché della trasparenza nei confronti dei cittadini”.
Inoltre, sempre nella stessa prospettiva, Viscomi ha chiesto al Settore economato di avviare rapidamente una azione volta alla dismissione dei beni mobili, anche in relazione al completamento, in fase di avanzato compimento, dei lavori per gli uffici di prossimità.
Lo svecchiamento degli uffici è già iniziato, la progettazione per l’allestimento dei nuovi locali è in fase oramai avanzata così come la dismissione degli arredi e delle attrezzature vetusti e inadeguati, incompatibili con la normativa sulla tutela della salute sui luoghi di lavori.
“Seguendo procedure semplificate – ha spiegato il vicepresidente -, i beni mobili non più utili all’esercizio delle funzioni amministrative saranno tendenzialmente assegnati ad Organizzazioni no-profit per i fini sociali dalle stesse perseguiti. Parimenti – ha detto infine Viscomi - si procederà con le medesime modalità al reimpiego presso strutture idonee, che possano farne buon uso, di tutte le attrezzature, rinvenienti nell’elenco dei beni mobili regionali (quali, ad esempio, attrezzature professionali per attività ginniche o da palestra), non attinenti in alcun modo all’espletamento dei fini istituzionali”.