PSC: Bianca Rende boccia il piano di Occhiuto
«Un ennesimo libro dei sogni e di retorica che dovrà fare i conti con la realtà economica dei soggetti, delle istituzioni, degli utenti, in una parola con tutta la società cosentina e non solo con una parte velleitaria di estrema destra politica».
L’analisi di Bianca Rende, consigliera del Pd, frutto di un’attenta disamina del PSC, boccia sonoramente l’importante e atteso strumento urbanistico presentato dal sindaco Mario Occhiuto. La criticità principale riguarda i tempi di realizzazione che impedirebbero, nei fatti, un confronto corale e democratico.
«La crisi attuale si supera pianificando un nuovo sviluppo sostenibile in grado di produrre il miglioramento integrale della qualità della vita umana di Cosenza, Rende e dell’area urbana – afferma Bianca Rende - un maggior coordinamento dei PSC di Cosenza – Rende e dell’area urbana era doveroso ed è ancora opportuno per perseguire una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale».
Alla luce di novità quali il Comune unico, la metropolitana leggera ed il nuovo ospedale, la consigliera Rende si chiede se «possiamo ritenere esaustiva una conferenza di pianificazione svoltasi ben 7 anni fa su un piano con una diversa visione urbanistica e politica». E pensando al passato, Bianca Rende ha sottolineato l’importanza che a 45 anni di distanza dal PRG di Vittorini venga rimessa mano ad uno strumento urbanistico per Cosenza, ma ha voluto precisare che quello previsto dal centrosinistra di allora «non era semplice assistenzialismo, come si vuole far credere oggi, ma un traguardo di giustizia e igiene sociale che consentiva a famiglie poco abbienti e disagiate di avere una casa dotata degli standard coabitativi, magari non paragonabili ma almeno confrontabili con quelli delle dimore dei benestanti. Un massiccio intervento pubblico (si trasferirono circa 40.000 persone!) che ha consentito di riequilibrare il mercato edilizio e di accogliere famiglie che si trasferivano dal centro storico, sovraffollato e antigienico, verso nuovi quartieri che non restavano affatto periferici ma, nel disegno urbanistico di allora, integrati nel cuore del centro direzionale di Vaglio Lise».
«Oggi - ha proseguito la consigliera Rende, -che le condizioni economiche ed anagrafiche sono così radicalmente mutate, dal piano Vittorini e seguenti residuano 4 milioni di metri cubi ed è naturale pensare al riuso qualitativo dell’esistente, col rischio però di confondere la decrescita spaziale con quella economica e funzionale dell’edilizia: nel percorrere questa strada si possono commettere due errori, ambedue presenti nella prefazione politico-programmatica del Sindaco, ovvero la fiducia esclusiva nella “economia privata”, per rallentare un declino che appare inarrestabile, e la rinuncia all’unificazione anche amministrativa dei territori e abitanti».
«In definitiva - conclude la Consigliera Rende - ci saremmo aspettati di più delle semplici “perequazioni” tra proprietari di suoli, senza obiettivi prioritari, cominciando da quello antisismico; conosciamo troppo bene la fragilità e la frammentazione proprietaria, per illuderci che un provvedimento del genere inneschi un processo volontario di rigenerazione urbana. Questa non può prescindere dal potere pubblico locale e da un progetto di utilizzo per esempio delle Casermette dismissibili e trasformabili in una “Zes” locale, dall’avvio di una Smart city, anzichè da tanti piccoli progetti di decoro urbano moltiplicati come i pani e i pesci, che interessano un’aliquota minima di utenza e autori, sempre gli stessi del cerchio magico. La nostra città, Cosenza, con questo respiro corto e lo sguardo circoscritto alle sue mura, rischia di rinunciare alle sue legittime ambizioni di crescita».