Vertenza Call&Call Locri. Slc Cgil: raggirate le leggi per abbattere i costi

Reggio Calabria Cronaca

Paradossale: così definisce quanto sta accadendo a Locri in questi giorni il Comitato degli iscritti alla Slc Cgil, ovvero il dramma occupazionale che stanno vivendo 129 lavoratori della Call&Call Lokroi per i quali l’azienda ha avviato le procedure di licenziamento.

Per il sindacato “la spettacolarizzazione del dramma e la gara all'apparire sta distraendo l'attenzione dell'opinione pubblica dalla vera natura della questione” perché, afferma, “non si tratta di una semplice crisi occupazionale derivante dalla mancanza di lavoro per una azienda di call center. Non ci troviamo di fronte – prosegue - ad una azienda che dopo aver razziato fondi pubblici e creato illusione occupazionale scappa dalla Calabria”.

Situazioni per le quali, ricorda la Sigla, in Calabria e nel settore call center in outsourcing “sono state scritte diverse pagine tristi (Giary Group, Phonemedia, Infocontact per citare le più plateali)”. Questo caso viene invece definito del tutto singolare. Per la terza volta in pochi anni, spiega la Slc "un’azienda committente abbandona Locri. Nei primi due casi per Ing Direct e Rcs il numero di addetti impattati era decisamente inferiore e attraverso sacrifici dei lavoratori e riqualificazione nella commessa Enel si sono superate ben due crisi salvaguardando tutti i posti di lavoro”.

“Ora – continua il Comitato - Engie Italia decide di abbandonare il sito produttivo di Call&Call situato nella cittadina della locride, adducendo problemi logistici (difficoltà nel raggiungere) e creando un esubero strutturale di 129 addetti. Al contempo però chiede a Call&Call di organizzarsi gradualmente per tre mesi per la formazione di circa 70 persone sul sito di Casarano in Puglia”.

Agli iscritti alla Slc-Cgil, allora, viene il dubbio che non si tratta di una crisi occupazionale per carenza di lavoro: “non siamo di fronte ad una azienda che ha razziato soldi pubblici e scappata via. Siamo di fronte - sbottano - all'irresponsabilità di committenti che per i loro fini meramente economici, raggirano la normativa vigente (clausole sociali e vincolo di territorialità negli appalti) per abbattere il costo del lavoro disinteressandosi del dramma occupazionale derivante. Noi non ci stiamo. I lavoratori di Call&Call Lokroi non meritano di subire questo scempio. La Calabria non merita di perdere ulteriori posti di lavoro, specie in un territorio come la locride dove il lavoro significa dignità, reddito onesto e presidio di legalità”.

Il Comitato, pertanto, fa sapere che metterà in campo ogni azione di lotta finalizzata a mantenere le attività lavorative a Locri. “Non è il sussidio o il sostegno al reddito ciò che vogliamo per il nostro futuro, ma – ribadiscono - continuare a lavorare per vivere dignitosamente e nelle legalità in un territorio che troppo spesso è balzato agli onori della cronaca per fatti poco edificanti”.

“Ben venga il sostegno istituzionale, dei partiti, delle associazioni ma – sottolineano - che sia finalizzato al sostegno della vertenza in cui protagonisti siano i lavoratori di Call&Call Locri. Le lavoratrici ed i lavoratori sono stati con i loro sacrifici, con la loro professionalità, con le loro competenze i veri artefici della crescita di questa importante realtà produttiva. Chi vuol lucrare o strumentalizzare la vertenza attraverso parate e sfilate, può tranquillamente rimanere nell'oblio dove erano quando i lavoratori di Locri si sacrificavano per superare la crisi della perdita di Rcs, o si compattavano facendo squadra per superare la fuga di Ing Direct”.

“Abbiamo superato altre crisi, e – proseguono - siamo fiduciosi supereremo anche questa, rimanendo compatti e uniti e puntando a mantenere attività su Locri, fermando una fuga ingiustificata ed irresponsabile da parte del committente “Engie Italia”. Dopodiché l'avvio contestuale della battaglia per riportare attività a Locri, che non può essere simbolo di impegno di lotta alla legalità esclusivamente attraverso le manifestazioni e le iniziative antindrangheta. La mafia – concludono dal Comitato - si combatte anche rendendo i cittadini liberi dal gioco della malavita attraverso un lavoro dignitoso ed un reddito onesti”.