Guzzi: da oltre due anni solo sconfitte per il Pd, “siamo al punto di non ritorno”
Oltre due anni segnati da sconfitte elettorali e amministrative: le Comunali del 2015 a Vibo Valentia e Lamezia Terme, successivamente quelle di Crotone e Cosenza, il Referendum del 4 dicembre e, per ultimo, la debacle di Catanzaro.
“Sconfitte che richiedono un'analisi attenta ed una discussione approfondita sull'evidente frattura del rapporto con la società calabrese da parte del Pd e dell'esperienza del governo regionale", afferma Tommaso Guzzi, Segretario del IV circolo Pd di Cosenza.
"Il futuro del nostro campo - continua - appare incerto e denso di nubi. La "strategia" della rimozione delle "sconfitte" è il preludio di una prevedibile disfatta alle prossime elezioni politiche del 2018. Il Pd si è cacciato in una condizione di totale isolamento, privo di una proposta politica e programmatica capace di instaurare relazioni e alleanze”.
Secondo Guzzi si assiste “ad un rapporto di sudditanza tra Roma e il governo regionale che, attraverso una serie di atti, ha mortificato la nostra Regione e i calabresi. La debolezza politica ed istituzionale della giunta regionale ha fatto sì che il rincorrere sin dall'inizio della legislatura l'obiettivo di nominare il governatore come commissario della sanità calabrese abbia alimentato un'enorme conflittualità istituzionale tutta interna al Pd e ha, di fatto, peggiorato notevolmente la Sanità calabrese”.
“Oggi – aggiunge il segretario del circolo Dem - siamo al punto di non ritorno. Il paradosso di tutto ciò è che dopo sette anni di blocco del tourn over nella sanità calabrese, le diatribe tra il Dipartimento Salute della Regione e l'ufficio del commissario impediscono l'assunzione di 700 nuovi operatori sanitari (medici, infermieri e oss)”.
Per Guzzi “è evidente a tutti che il programma di cambiamento e di netta discontinuità con il passato è stato, ancora ad oggi, palesemente disatteso. Il piano straordinario per il lavoro e per il contrasto alla povertà è rimasto lettera morta. Come non vedere il fallimento che si sta verificando al Porto di Gioia Tauro, che invece doveva rappresentare il punto più avanzato dell'azione di rilancio della nostra regione e dell'intero Mezzogiorno”.
“Oggi siamo al paradosso: il sito portuale di Gioia Tauro conosce centinaia di licenziamenti. È il tempo – conclude - delle decisioni e di una netta e chiara inversione di rotta sia per quanto riguarda il Partito sia per quanto riguarda l'esperienza di governo regionale".