L’Ordine Costantiniano consolida la presenza nella sibaritide: riabilitando i briganti
Lo scorso 12 agosto si è rinnovato a Rossano l’appuntamento annuale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. Dame e cavalieri sono giunti da ogni provincia calabrese per una giornata ricca di impegni e terminata con una Santa Messa officiata da Monsignor Antonio Morabito, priore vicario della nostra delegazione, giunto da Reggio Calabria.
Ultimo impegno è stato l’interessante convegno sul tema “Il brigantaggio post unitario tra storia e leggenda”. Autorevoli gli interventi dei relatori. Ad aprire i lavori, dando i primi spunti di riflessione sul tema e sulle attività dell’Ordine, Giuseppe Spizzirri Marzo in qualità di rappresentante della città di Cosenza. A seguire è intervenuto Fortunato Amarelli che in veste di “padrone di casa” ha ringraziato i convenuti.
Domenico Marino, giornalista, ha affrontato il tema del brigantaggio partendo dall’Opera di Nicola Minasi, che in maniera interessante ed affascinante rappresenta un pezzo di storia e di costume meridionale, facendo intravedere le implicazioni sociali, politiche e culturali.
Concetti che si rivelano strettamente e tristemente attuali. In particolare, partendo dai Briganti della Sila, da quel Giosafatte Talarico, che imperversò su quelle montagne per gran parte dell’ottocento, Misasi, continua Marino, cercò di difendere in maniera oggettiva un popolo condannato dalla rivoluzione e dalla Storia.
Cercò, quindi, di capire le cause che portarono alla nascita del Brigantaggio, visto come esigenza di un popolo. Celebre è la frase: “la storia adula i potenti, chiama briganti i difensori dei propri diritti e liberatori gli stranieri predoni e tracotanti”.
Enrico Greco, Presidente del Tribunale dei minori di Bari, dopo aver formulato i complimenti alla Delegazione Calabrese per la qualità delle iniziative, ha esordito affermando che il tema del convegno sia difficile e controverso, in quanto spesso genera un diverso “sentire” e “pensare” in base al luogo di provenienza degli interlocutori.
È importante, quindi, ripristinare la giusta valenza storica del fenomeno sociale. La prima differenza da fare, è, infatti tra coloro che facevano resistenza all’Unità d’Italia per fedeltà ai Borbone, ed i Briganti, uomini e donne che a causa dei soprusi subiti si dettero alla macchia per ribellarsi e giammai sottomettersi al nuovo stato delle cose.
Per questo, oggi, diventa molto importante il movimento revisionista che rivisita la Storia dell’Unità d’Italia; volendo riscrivere i fatti sotto la lente dell’obiettività storica ridefinendo, quindi la figura dei Briganti, non sono visti più come nemici dell’Unità d’Italia, ma come protagonisti del Risorgimento, come le loro storie fiere e drammatiche che appartengono indissolubilmente al territorio del nostro sud e, quindi alla nostra storia.
I lavori sono stati moderati da Aurelio Badolati, delegato vicario dell’Ordine calabrese che ha illustrato ai presenti alcune delle attività della delegazione calabrese a favore dei meno abbienti della nostra regione. Successivamente è entrato nel vivo del convegno stimolando relatori e pubblico con le sue domande ed affermazioni volte al riconoscimento di una storia ancora poco conosciuta ma che certamente sta vivendo un primavera di riflessione e di reinterpretazione.