Cosenza. Conclusione convegno internazionale pari opportunità
Nuovi e interessanti contributi hanno animato la discussione nella seconda giornata – la conclusiva – del convegno internazionale “Le imprese delle donne. Esempi mediterranei”, organizzata dall’assessorato alle Pari Opportunità, guidato da Francesca Bozzo, coadiuvata dal Comitato Pari Opportunità che, proprio su sua iniziativa, si è formalizzato presso la municipalità cosentina.
Dopo il saluto del Prefetto di Cosenza, Antonio Reppucci, e di Pietro Tarasi, presidente provinciale di Coldiretti, i lavori sono aperti dall’onorevole Roberto Occhiuto che, assente ieri per impegni parlamentari, non fa mancare la sua presenza al convegno che definisce una “iniziativa ambiziosa. Il problema dell’occupazione femminile e delle imprese delle donne – esordisce - è sempre appartenuto all’economia del nostro territorio, ancor di più oggi a seguito della crisi che ha investito l’Europa e che sta facendo pagare il suo prezzo più alto proprio ai soggetti più deboli rispetto alla crisi, e tra questi le donne”. Rivela di non essere un appassionato di quote rosa, il deputato dell’UDC, non ritenendole risolutive del problema “ma – confessa - in alcuni casi, anche quello della partecipazione politica, sono un modo per operare una convergenza tra i diritti degli uomini e i diritti delle donne”. Semmai, in adeguate politiche di Welfare, Occhiuto rintraccia un intervento realmente risolutivo. “Nel Mezzogiorno abbiamo un welfare familiare che si regge praticamente sulle donne – afferma -. 4 bambini su 100 nel sud stanno nell’asilo nido, 16 su 100 al nord. Gli anziani che usufruiscono dei servizi di assistenza domiciliare, al nord sono il doppio. Tutte attività del welfare che nelle nostre regioni sono svolte in maniera informale soprattutto dalle donne, che spesso vi sacrificano l’ambizione professionale. Dovremmo ragionare allora fuori dai luoghi comuni e dire che il problema si affronta pensando ad un nuovo modello di welfare per il Mezzogiorno”. Il Vicepresidente della Commissione bilancio della Camera dei Deputati condivide pienamente l’apertura al Mediterraneo realizzata nei lavori del convegno. “Noi possiamo essere davvero la porta del Mediterraneo e possiamo esserlo sull’Europa – ha concluso - ma ci vuole la stessa ambizione da parte della politica. L’idea del Mediterraneo è molto forte ma altrettanto forte è il ritardo”. Comincia dai numeri la riflessione di Maurizio Dieghi, Responsabile delle Relazioni Esterne de Il Sole 24 Ore. Sono numeri nazionali che dicono del grado di istruzione delle donne, 60% quelle laureate e 30% quelle che si specializzano in management in master successivi. “Cifre che subito dopo – ha analizzato – vengono contraddette dal dato sul lavoro, che riferisce invece di una percentuale molto bassa, nelle aziende private, di donne nelle posizioni di vertice, nei CdA per esempio. Ci sono comunque dei segnali nel rapporto del Censis – ha informato - che indicano come, anche in presenza della diminuzione del tasso di occupazione, la tenuta delle donne sia superiore a quella degli uomini”. Dieghi si è poi soffermato su come le donne stiano pagando, per la loro autonomia, un prezzo molto alto: più stress, meno figli, più divorzi, per giungere anche lui alla conclusione che vanno rafforzate e garantite le misure di welfare sociale. Hanno arricchito la discussione – nella diversità dei loro approcci alla problematica – i contributi della Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Università della Calabria, Giuliana Mocchi, e della Presidente nazionale dell’Associazione Donne Giuriste Italia, Pia Cirillo. “Una ipocrisia dire che ci vengono riconosciute tante pari opportunità – ha sottolineato la penalista milanese – quando ancora non vengono forniti alle donne i mezzi per svolgere al meglio la loro professione”. E della fatica che una donna deve sostenere – soprattutto laddove raggiunge certi traguardi professionali – ha raccontato Antonella Molezzi, Dirigente del Comune di Cosenza e Vicepresidente del Comitato Pari Opportunità. Oggi a capo del servizio statistica di Palazzo dei Bruzi, la Molezzi ha fornito una serie di dati significativi relativi alla donna residente a Cosenza, elaborati dal collega Egidio Bruni, dai quali risalta una rilevante presenza di donne vedove o divorziate, ed un numero di donne coniugate inferiore alle media nazionale; un tasso di fertilità che assegna a Cosenza un record negativo rispetto alle altre città calabresi ma anche rispetto al dato nazionale e che rintraccia nella precarietà del lavoro la causa principale; di contro un tasso di scolarizzazione molto alto, in base al quale le donne cosentine in possesso di titolo superiore distanziano di 8 punti percentuali quelle della provincia di Cosenza e di quasi 10 punti quelle calabresi e nazionali. Infine, 72 donne su 100, tante quelle che risultano occupate, mentre le casalinghe sono il 30% delle donne cosentine. Un dato assolutamente positivo appartiene poi al Comune di Cosenza dove circa il 50% della dirigenza è al femminile. “La presenza delle donne nel mondo del lavoro è utile a cambiare le regole – ha affermato Antonella Molezzi – ma dobbiamo anche dire che spesso le donne sono le prime nemiche di loro stesse”, invocando, di conseguenza, un maggiore spirito di solidarietà e di gruppo. Conclusione che ha trovato un convinto assertore anche nel Sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, intervenuto a conclusione del convegno. Prima di lui l’onorevole Alberto Sarra, sottosegretario alle Riforme della Regione Calabria, è intervenuto affermando che, “se la parità è raggiunta sul piano giuridico, nei fatti però si registrano ancora disagi oggettivi i quali fanno dire che il percorso verso le pari opportunità è tutt’altro che compiuto. Oggi il 24% delle imprese è rosa – ha aggiunto - ma nel panorama nazionale solo il 20% di donne svolge funzioni a livello apicale. Nel settore pubblico, invece, la presenza delle donne è addirittura del 53% ma rimane bassa la percentuale nelle figure di vertice. Questi dati evidenziano – ha commentato - che la donna ha raggiunto una parità formale ma non sostanziale”. Nell’immaginare le possibili soluzioni proposte dalla politica, Sarra fa riferimento alla legge elettorale, affermando come l’esempio della Campania, doppia preferenza con obbligo che una delle due vada ad una donna, sia da prendere in considerazione. “La mia posizione – ha concluso - è di favorire la presenza femminile ma non prevedendo delle quote di riserva. Reputo più opportuno agire su un livello culturale, su un livello formativo ed educativo”. Ampia e articolata la conclusione del Primo Cittadino, partita dalla consapevolezza di come “la problematica delle pari opportunità dovrebbe stare nell’agenda politica, istituzionale e sociale di tutti noi. L’impegno di questa Amministrazione - ha aggiunto - è di dare un seguito istituzionale a questo tipo di incontri in modo che la cultura delle pari opportunità, che deve avanzare, possa trovare in questa città momenti istituzionali di confronto e di proposta”. Il Sindaco Perugini ha richiamato poi la Costituzione dichiarandosi convinto che “tanto la amiamo ma poco la conosciamo nella sua complessità”. Il riferimento, nel caso specifico, è a quell’ art. 3 “al quale – ha detto - quasi esclusivamente facciamo riferimento solo per il principio di uguaglianza, che però è solo il primo comma. Ma il secondo comma – ha commentato leggendolo – è la vera norma programmatica che, se avesse trovato applicazione nelle leggi successive, non avrebbe dato modo di esistere al tema delle pari opportunità”. E a rafforzare il suo ragionamento, ha trattato anche dell’art. 51, sulla rappresentanza istituzionale, dove il termine pari opportunità è esplicitato. “Ricordiamo che siamo nel 1946 – ha detto a questo proposito. Segno che ci troviamo di fronte ad un atto di grande lungimiranza che evidentemente non è stato concretamente applicato”. Perché? “Per ostilità degli uomini, sicuramente – è il commento di Perugini – ma anche per una minore capacità aggregativa delle donne”. È questa la responsabilità che il Sindaco di Cosenza, senza ipocrisie, assegna all’universo femminile. Un esempio: le donne sono numericamente più degli uomini ma le donne non votano le donne. Nella politica così come nelle organizzazioni sociali o professionali, difficilmente si elegge una donna. “Se le donne facessero quella rete che è esigenza emersa in queste giornate – è la sua conclusione – avrebbero una rappresentanza maggiore”.