Abbandono scolastico in calo in Calabria, si riduce al 15,7%
A guardarlo in faccia il problema dell’obbligo scolastico e del suo mancato rispetto allerta non poco.
Non solo perché si tratta di un fenomeno complesso non egualmente presente in tutte le scuole del territorio nazionale e che si consuma all’oscuro, spesso nel silenzio e nel consenso dei genitori.
Ma soprattutto perché, se una minima quota di evasione e di insuccessi può forse essere considerata fisiologica, una cifra elevata come quella del nostro Paese potrebbe essere – e forse è- sinonimo di efficacia di sistemi scolastici.
L’abbandono scolastico precoce è un fenomeno che preoccupa tutti gli Stati europei ed è al centro delle politiche educative europee e nazionali.
Uno dei traguardi principali di miglioramento della strategia Europa 2020 è proprio quello di abbassare al di sotto del 10% la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandona prematuramente gli studi e la formazione.
In Italia, per quanto riguarda la riduzione del tasso di abbandono precoce, si sono registrati significativi miglioramenti: la percentuale dei giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente la scuola, non conseguendo diplomi di secondo grado né attestati di formazione professionale, è scesa dal 19,2% nel 2009 al 15% nel 2014.
Con questo dato, l’Italia raggiunge il suo obiettivo nazionale fissato al 16% pur rimanendo distante dall’obiettivo europeo del 10% entro il 2020.
Così già è stato per il dato nazionale e così, ci ricorda l’Istat, è stato anche per la Calabria dove la diminuzione dell’indice di abbandono dello 0,4% ha modificato il valore del 16,1% di abbandoni del 2015 al 15,7% del 2016.
Il dato diventa ancora più interessante se consideriamo che 10 anni prima, nel 2006, erano il 19,6% i giovani che abbandonavano la scuola.
Questo è invece il quadro che emerge sulla dispersione scolastica dal recente focus del Ministero della PI Cala la dispersione sia nella scuola secondaria di I che di II grado, ma forte resta il divario tra le regioni del Nord e quelle del Meridione.
Il report evidenzia che nell’anno scolastico 2015/16, 14.258 ragazze e ragazzi, pari allo 0,8% di coloro che frequentavano la scuola secondaria di I grado, hanno abbandonato gli studi in corso d’anno o nel passaggio fra un anno e l’altro. Al sud la propensione all’abbandono è maggiore, con l’1%.
Tra le regioni con maggiore dispersione spiccano la Sicilia con l’1,3%, la Calabria, la Campania e la Sicilia con l’1%. I maschi abbandonano più delle femmine, mentre la dispersione colpisce maggiormente i cittadini stranieri.
La serie storica dell’abbandono nella secondaria di I grado evidenzia un calo complessivo, dall’1,08% del 2013/2014 allo 0,83% del 2015/2016.
Per quanto riguarda la dispersione nel passaggio fra i cicli nel passaggio dall’anno 2015/2016 al 2016/2017, dei 556.598 ragazze e ragazzi che hanno frequentato il terzo anno di corso, 34.286 sono usciti dal sistema scolastico, pari al 6,16% della platea di riferimento.
Il 4,47% di queste ragazze e questi ragazzi è passato alla formazione professionale regionale, lo 0,02% è andato in apprendistato, lo 0,06% ha abbandonato per validi motivi (istruzione parentale, trasferimento all’estero), l’1,61% ha abbandonato del tutto.
In Calabria il dato si ferma all’1,4% contro il picco di Campania e Piemonte (2,1%) e la media nazionale dell’1,61%. La serie storica (considerando tutti i frequentanti della scuola secondaria di I grado) vede anche in questo caso un miglioramento: la dispersione fra i cicli era dell’1,18% nel 2013/2014, dello 0,77% nel 2014/2015, dello 0,52% nel 2015/2016.
L’abbandono della scuola di secondo grado è molto elevato nel primo anno di corso (7%). I maschi abbandonano più delle femmine. Il Sud ha una percentuale più elevata della media nazionale (4,8%). Tra le regioni con maggiore abbandono spiccano Sardegna, Campania e Sicilia. Il dato nella nostra regione è del 4,4% di poco al di sopra della media nazionale che è del 4,3%.
L’abbandono complessivo più contenuto si è registrato per i licei, seguiti dagli istituti tecnici e dai professionali.
In serie storica va rilevato che il fenomeno nelle scuole superiori era nel 2013!14 dell’1,08% mentre nel 2015/16 dello 0,83%. Un calo evidente che si registra soprattutto nel passaggio tra la scuola media e il ciclo successivo dal 2,26 all’1,35%, quella di secondo grado passata in pari date dal 2,26 e nella secondaria superiore dal 4,40 al 4,31%.
Non c’è dubbio che l’età critica sia propria quella a cavallo dei 13-16 anni, da un ciclo scolastico a quello successivo. Momenti che non si configurano come snodi ma vere e proprie cesure: il difficile impatto con il nuovo mondo di studio produce l’uscita dal sistema scolastico ufficiale e l’ingresso, spesso solo temporaneo, in un sistema educativo alternativo o, nella maggior parte dei casi, una entrata nel mondo del lavoro, molto al di là nel tempo, per quanto riguarda il sud, forse, dopo un corso di formazione professionale.
Comunque, fortunatamente i dati della dispersione scolastica nella nostra regione e, complessivamente, nel Paese, non sono più quelli di dieci anni fa. Questo va detto a merito di quanto la scuola e le strutture amministrative con le normative e le opportunità messe in campo negli ultimi anni sono riusciti a realizzare.
Continua, certo, a permanere, questo sì, una forte situazione di rischio educativo connaturato alla presenza di alcuni fattori, che così sinteticamente possono essere identificati in una percentuale non trascurabile di alunni che evidenziano: difficoltà nell’ambito linguistico e della comunicazione in generale; difficoltà di apprendimento:mancanza d’ordine affettivo ed emotivo; scarsa autostima; tendenza ad autoemarginarsi; aggressività verso sé o persone; condotta oppositiva verso le regole, i docenti e l’istituzione scolastica nel suo complesso.
Le cause, dunque, sono molteplici e si presentano alternativamente o insieme, secondo gli allievi. A volte il problema è familiare, per situazioni socioeconomiche precarie, svantaggio culturale, deprivazione nelle relazioni affettive, marginalità sociale e scolastica. Va evidenziato il peggioramento della situazione economica che ha colpito in modo ancora più profondo, i minori in povertà relativa che sono 1 su 5 in Italia, ossia il 22,3% (con un incremento del +20,2%), ma che in Calabria riguarda addirittura poco meno della metà dei giovani fino ai 17 anni (47,1%), la percentuale più alta in Italia.
Siamo, perciò, tutti avvertiti che esiste una dispersione ancora più pericolosa, la cosiddetta dispersione silenziosa, che non si concretizza con l’allontanamento fisico dalla struttura scolastica, ma con l’allontanamento mentale dell’allievo che non partecipa alle attività didattiche ed educative.
Una dispersione occulta che si ha quando alla promozione amministrativa non corrisponde assolutamente un avanzamento reale delle conoscenze e delle competenze di base: le statistiche nazionali e internazionali stanno lì a dimostrare che in Italia, e in particolare in Calabria, le cose stanno proprio in questi termini.