Omicidio camuffato da morte naturale, così la compagna l’avrebbe ammazzato

Reggio Calabria Cronaca
Da sinistra: Gabriele Troia, Carmine Mungiello, Emanuele Crescenti e Cesario Totaro

Maurizio Ansaloni (all'epoca 58enne) quel giorno di settembre di due anni fa non sarebbe affatto morto per cause naturali, come sembrò allora dai primi rilievi, ma invero sarebbe stato vittima di un omicidio camuffato da un decesso accidentale: il tutto architettato e messo in atto dalla compagna con cui viveva.

Questa l’ipotesi che portano avanti i carabinieri del nucleo investigativo di Gioia Tauro che fin dal primo momento, era la fine del 2023, hanno indagato su quella morte, che a dire il vero apparve fin da subito anomala, e che stamani sono arrivati ad arrestare la presunta assassina, una 63enne, Clementina Fumo, anche lei della cittadina reggina, finita per ora in carcere con l’accusa, appunto, di omicidio aggravato (QUI).

I primi sospetti

Il caso prese le mosse quando la stessa donna contattò i soccorsi riferendo di un improvviso malore dell’uomo. Al loro arrivo i sanitari lo trovarono già privo di vita, apparentemente deceduto per cause naturali.

Tuttavia, numerose contraddizioni nelle dichiarazioni rese dalla 63enne ed il suo atteggiamento definitofreddo e distaccato mostrato nelle fasi immediatamente successive alla morte, uniti a un inspiegabile ritardo nella chiamata dei soccorsi, suscitarono i primi dubbi.

I Carabinieri, coordinati dalla Procura di Palmi, hanno quindi voluto vederci chiaro ed hanno così eseguito sopralluoghi e perizie, hanno ascoltato testimoni, attivato consulenze medico-legali e accertamenti specialistici, raccogliendo degli elementi di prova che hanno progressivamente delineato un quadro indiziario considerato "coerente e solido" nei confronti dell’arrestata.

Le lesioni interne

Fondamentali per le indagini sono state proprio le perizie dei consulenti, che hanno evidenziato delle lesioni interne e segni sul corpo della vittima incompatibili con una morte naturale: si sospetta infatti un soffocamento.

A rafforzare l’impianto investigativo si è aggiunta poi la ricostruzione temporale degli eventi che evidenzierebbe un notevole lasso di tempo tra la presunta morte dell’uomo e la richiesta di soccorso.

Una circostanza che, unita al comportamento della donna e alle sue versioni mutevoli, ha consolidato i sospetti.

Tra silenzio e solitudine

L’ipotesi è quindi che si sia trattato di un crimine consumato tra le mura domestiche, nel silenzio e nella solitudine di due persone, senza figli, che vivevano con la madre dell’uomo, un’anziana oggi deceduta e che poco prima dell’omicidio i servizi sociali avevano allontanato e collocato in una struttura sanitaria.

Stando alle testimonianze dei vicini, Ansalone e Fumo sarebbero stati soliti litigare per motivi futili. Non una questione di soldi, precisano gli inquirenti, ma per questioni interne alla coppia.

Dopo l’arresto la 63enne è stata portata nella Casa Circondariale “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria, dove resterà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.