Locri. Arkè, in mostra l’arte di Xante Battaglia in “un gioco intelligente”
Da oltre trent’anni è sulla scena dell’arte internazionale, Xante Battaglia, artista e personaggio eccentrico, geniale e trasgressivo, fuori da ogni possibile catalogazione sommaria. La Galleria Arké di Locri gli rende un motivato tributo con una personale che sarà inaugurata il 14 dicembre, 19.30, e sarà visitabile fino al 10 febbraio prossimo.
“Un gioco intelligente, l’arte di Xante Battaglia” è il titolo che la gallerista e curatrice Marò D’Agostino ha voluto dare alla mostra, a indicare una peculiare qualità che informa tutto il percorso e le opere dell’artista.
“Dall’Arcaico agli Sfregi, agli Iconocubi, agli Oggetti Binari, la sua ricerca affronta e penetra con sperimentazione d’avanguardia un fondamentale saggio teorico sulla percezione visiva nel rapporto col reale” – notava Giuseppe Martucci negli appunti di presentazione di XB a La Permanente di Milano già nel lontano ’83, riconoscendo al pittore di origine calabrese “quell’intuizione di un pensiero e la nozione di un’opera che ispirarono nel 1978 Pierre Restany alla stesura del manifesto “Du Naturalisme Integral”.
“Nel mare magnum della fotografia, dove l’abuso fa legge, mi affascinano le combinazioni seriali o le proiezioni cubiche di Xante Battaglia. Avrei voluto mostrarle a Schad, a Man Ray o a Moholy-Nagy per sapere cosa ne pensassero” - scriveva il critico francese sostenendo che la cancellazione selettiva operata dal nostro è già una presentazione critica dell'oggetto stesso.
“Di sicuro Xante Battaglia ha sempre anticipato, provocato, dissacrato applicando procedure di tipo concettuale per dissentire dalla società consumistica e dai suoi feticci; non ha mai abbandonato le sezioni tematiche su cui si struttura il suo processo comunicazionale e creativo stabilendo relazioni immanenti tra immagini, luoghi spaziali e mentali e investendo tutto questo di una tensione artistica autentica e svincolata dal tempo della produzione. Una attualizzazione a oltranza di tutto che ci fa pensare a un atto demiurgico di memorizzazione. Alle continue “rivisitazioni” è sotteso, come in un gioco, l’esercizio permanente dell’intelligenza sull’immagine utilizzata. Su tutte le opere, a cifra unificante del linguaggio del maestro, si erge l’immagine, reiterata con frequenza quasi ossessiva, della Dea Madre, mito arcaico depositario dei segreti dell’universo o, se si vuole, sintesi estrema della verità dell’arte” - spiega Marò D’Agostino.
La Galleria Arkè, proseguendo l’itinerario di ricerca che sta offrendo al suo pubblico da qualche anno con la rassegna “Mitica”, ne ha adottato per questa mostra le immagini: segni provocatori e rivelatori della cultura profonda e misteriosa della terra meridionale.