Denardo (Cgil) “niente lavoro a Vibo, a rischio tirocinanti in Tribunale ”
“Parlare di qualche opportunità di lavoro a Vibo Valentia è diventato davvero un serio problema. Una cosa talmente difficile, che è persino blasfemo pronunciarne il termine, completamente derubricato dalla politica e dalle istituzioni. Ogni quotidiana sciocchezza diventa materia di interessi e del contendere per gli astanti della politica, tranne il cruciale tema del Lavoro. Non che la soluzione sia semplice, ma certamente diventa più complicato risolverlo, se nessuno sforzo viene fatto e tentato”.
A sostenerlo è Luigi Denardo, segretario generale della Cgil che prosegue “anche nelle poche opportunità realizzate in qualche appalto di opere e di servizi pubblici, non c'è stata una sola assunzione che abbia interessato il bacino occupazionale locale. Né mai si sono spinte delle convergenze politiche per definire una strategia comune per un piano del lavoro, atto a rilanciare investimenti occupazionali, pubblici o privati".
"Nonostante i molteplici tentativi fatti, come Cgil, a richiamare e prospettare i diversi ambiti di intervento sostenibili nel nostro contesto economico e produttivo – è l’amara nota di Denardo - ma, fatto ancora più paradossale, si scorge il contesto di Enti e di Istituzioni che ritardano soluzioni di stabilizzazioni lavorative o di opportunità di avviare tirocini formativi. Da ultimo il caso del Tribunale di Vibo Valentia, che sospende la procedura per l'avvio di 29 tirocinanti a causa di lavori di manutenzione nei due palazzi della giustizia a Vibo Valentia”.
“Dopo i lunghi e farraginosi tempi per l’ultimazione delle graduatorie - aggiunge il segretario - si era arrivati alla stipula della convenzione per avviare, entro dicembre 2017, il percorso tirocinante per 12 mesi, prorogabili fino a 24, come è avvenuto negli altri Tribunali della Calabria. Ma bisogna arrendersi ad una lapalissiana evidenza – dice ancora. “L' intendimento generale appare inequivoco: chi non ha un lavoro, può farsi le valige e partire. Le istituzioni e la politica hanno altro a cui pensare per il benessere della collettività. Eppure, una certa etica della responsabilità imporrebbe a chiunque sieda sul ponte di comando, ad allungare la propria vista almeno oltre un palmo dal proprio naso”.
“Del resto – conclude Denardo - è proprio questo che fa la differenza tra l’essere ed il divenire nella capacità di servire lo Stato ed i suoi cittadini”.