Aspromonte Geo Parco, Morosini: vessillo positivo del territorio
«Elevare l’Aspromonte a vessillo positivo del territorio di Reggio Calabria è un’azione etica pregevole e va sostenuta con coraggio». Questo il commento di monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, alla candidatura dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte per il riconoscimento mondiale di Geoparco dell’Unesco. Un percorso virtuoso che vuole evidenziare le straordinarie peculiarità della montagna reggina.
«Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future», si legge nell’enciclica scritta da Papa Francesco, Laudato sì, e in continuità con le intuizioni del pontefice, il pastore della Chiesa reggina rimarca quanto il percorso immaginato dal Parco dell’Aspromonte si diriga nella direzione «dell’ecologia umana» la quale, spiega monsignor Morosini citando ancora l’enciclica di Bergoglio «è inseparabile dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale».
Così rendere l’Aspromonte come simbolo della bellezza autentica vuol dire debilitare il “mito” della ‘ndrangheta, togliendone un monolite indebitamente auto– assegnatosi. «Questo processo, però, necessita di un reale coinvolgimento dei cittadini e delle istituzioni – ammonisce Morosini – bisogna concepire un eventuale riconoscimento internazionale come lo stimolo a riavviare dei meccanismi reali di partecipazione alla vita pubblica, partendo proprio da quegli ambienti aspromontani che una certa letteratura giornalistica, disconoscendone la reale identità, ne ha voluto sbrigativamente dipingere solo le sfumature negative». Luoghi, in realtà, in cui vi è una profonda spiritualità e dai cui borghi sono nati anche dei percorsi di santità, come quello di san Gaetano Catanoso, orgogliosamente aspromontano.
«C’è tanta umanità tra i cittadini dell’Aspromonte; un’umanità operosa e creativa, che merita di avere restituita una dignità destituita da una storia sorda al grido del debole. Una periferia della periferie del mondo – conclude l’arcivescovo di Reggio Calabria–Bova – può essere un patrimonio della collettività. Bisogna sostenere con coraggio questo percorso perché trovando un simbolo di cui andare orgogliosi, come potrebbe essere il Geoparco dell’Unesco in Aspromonte, probabilmente alcuni giovani, già con la valigia in mano, potrebbero pensare di restare nel territorio calabrese per potersi misurare con le sfide dell’oggi partendo proprio dalla risorse naturali di una Calabria bella, ritrovata e liberata».