Cinema. La forza del Pollino nel viaggio slow di Paolo Rumiz

Cosenza Tempo Libero

Tanti giovani formatisi altrove, oggi protagonisti di singolari avventure imprenditoriali e culturali; attori di una vera e propria rifondazione nelle terre dei loro genitori o dei loro avi lo testimoniano: ritornare ai ritmi delle stagioni, alla produzione del cibo (di qualità ed in filiera) ed all’artigianalità; riscoprire, valorizzare e promuovere case e quartieri abbandonate nei borghi fantasma; far rivivere eventi identitari ed ancestrali tramandati.

E, ancora, ricercare, ricostruire e condividere un tessuto possibile di qualità della vita locale, non rappresentano affatto effetti di una scelta residuale imposta dalla crisi economica ma, al contrario, una opzione valoriale e concreta per un’altra economia.

Ecco perché il nostos (il ritorno) è un’esperienza alla quale educarci per riprenderci il futuro. Una prospettiva virtuosa che anche le istituzioni pubbliche a tutti i livelli devono iniziare a stimolare. Partendo dalle scuole.

È, questo, il messaggio principale emerso e condiviso nel vivace evento e dibattito promosso da Artemide Film, svoltosi nei giorni ad Altomonte per la presentazione del docufilm, diretto e montato da Alessandro Scillitani, dal titolo “Ritorno Sui Monti Naviganti”.

Un itinerario lento che confeziona le storie di viaggio del giornalista e scrittore Paolo Rumiz nell’Appennino italiano, dalla Liguria alla Calabria, con tappe (nella provincia di Cosenza) ad Altomonte, Civita, San Basile e Santa Maria Del Cedro, nell’Aspromonte (in provincia di Reggio Calabria) e con l’intervista, tra le altre, a Dario Brunori.

Coordinati e provocati da Lenin Montesanto, Fiduciario della Condotta Slow Food Pollino Sibaritide Arberia (nel cui territorio sono state girate molte delle riprese e delle interviste in Calabria), insieme al regista ed all’agrichef Enzo Barbieri, sono stati numerosi gli interventi ed i contributi dal pubblico.

Mobilità dolce, il mezzo di trasporto fa la differenza: sfrecciando a bordo di un’auto arrogante non ci si ferma certo a chiacchierare nei paesi con la gente! Bisogna riscoprire il piacere della vita che non è necessariamente nei grandi spazi e nelle strade lunghe.

“Italia minore, dopo tre apocalissi culturali (le due guerre mondiali e la successiva rincorsa al miracolo economico, alle fabbriche, alle città ed al mito del guadagno facile!), dopo la deportazione sulle coste con l’abbandono dell’entroterra, dalla collina, dalla montagna e dalla natura ai loculi dei non luoghi post urbani, il ritorno al centro ed alla nostra identità – ha sottolineato Scillitani riprendendo e commentando personaggi e paesaggi del docufilm – rappresenta l’unica via d’uscita per restituirci un baricentro esistenziale e culturale e ricostruire occasioni endogene di sviluppo durevole, ecosostenibile e partecipato”.

“È nell’attimo dello sconfinamento che si decide un viaggio” ricorda la voce narrante fuori campo (Paolo Rumiz) nel docufilm che, interrotto soltanto dagli applausi del pubblico, ha letteralmente calamitato l’attenzione e le emozioni della gremita sala.

“I luoghi – è sempre Rumiz che parla – vanno cercati e contemplati. Un popolo senza senso della geografia è destinato ad uscire dalla storia. Ed ecco perché costruire e seguire una mappa (senza navigatore!) è quasi un atto erotico. Da vivere, ritornando ai territori”.