Studiare le foreste partendo dalle farfalle, una ricerca di Alforlab
C’è una correlazione tra diversità del paesaggio forestale e biodiversità, tra boschi e falene? Non è il tema di una fiaba, ma un importante argomento scientifico affrontato da Alforlab, il laboratorio pubblico-privato, che ha come capofila il Cnr (Dipartimento di scienze bio-agroalimentari – Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo di Rende, in provincia di Cosenza).
Quattro gli scenari boschivi considerati dallo studio, a diverse scale spaziali, sull’intero territorio calabrese: i castagneti della Catena Costiera, le faggete del Pollino-Orsomarso, le pinete della Sila e le abetine delle Serre vibonesi.
I dati, pubblicati su riviste specializzate di entomologia e su riviste di ecologia forestale, evidenziano che “gli effetti della diversità paesaggistica sulle comunità di falene sono significativi quando viene presa in considerazione la scala spaziale appropriata”.
In sostanza, “la composizione del paesaggio negli ecosistemi forestali, sia a piccola che a media scala, ha un ruolo importante nel determinare la diversità delle comunità di falene, evidenziando che la struttura del paesaggio è un parametro da tenere in considerazione per la gestione sostenibile delle foreste”.
Dal comportamento delle comunità di falene è possibile, insomma, acquisire informazioni sullo stato delle foreste, la salute dei boschi, sugli effetti degli interventi dell’uomo. Dati che possono integrare i sistemi di monitoraggio per la sostenibilità ambientale dei boschi.
I lepidotteri notturni sono stati campionati con fasci di luce a LED in scenari di faggio, castagno, pino nero calabrese e foreste di abeti. In ogni tipo di foresta sono state posizionate 9 trappole, per un totale di 36 aree campione, selezionate in base alla maturità della foresta.
Nella pubblicazione “How much different are conifer forests? Comparison of Lepidoptera community in silver fir and black pine stands in Calabria” (Marco Infusino, Stefano Scalercio, 2017), la conclusione è che “l’intersecarsi in queste tipologie forestali di interessi economici e conservazionistici rendono particolarmente importante l’approfondimento delle conoscenze sulla biodiversità ospitata in modo che possano essere programmati interventi selvicolturali sempre più consapevoli ed eco-compatibili”.
Sono state identificate un totale di circa 590 specie per oltre 77.000 esemplari.