Telefonini in vendita sul web a prezzi “allettanti”, ma c’era l’inghippo
Un giro d’affari di ben due milioni di euro ottenuto vendendo online telefonini e smartphone a prezzi competitivi rispetto a quelli di mercato.
Dietro un costo certamente allettante per diversi acquirenti, si nascondeva però l’inganno. In pratica il commerciante li metteva in vendita senza applicare l’Iva e dopo averli acquistati regolarmente ma avvalendosi del regime del reverse charge, una modalità di assolvimento dell’Imposta sul valore aggiunto che deroga alle solite regole secondo cui il cedente è il debitore dell’imposta: in questo caso invece, ovvero quello dell’inversione contabile, sarebbe l’acquirente a dover assolverla.
Un controllo fiscale eseguito dalla Giardia di Finanza di Locri ha permesso di scoprire l’inghippo: il commerciante per non applicare l’Iva sui prodotti, quando vendeva ai propri clienti faceva ricorso indebitamente - e dopo aver acquistato con il sistema del reverse charge - al cosiddetto “regime del margine”, un meccanismo contabile previsto dalla legislazione fiscale per le cessioni di beni usati.
Una forma di illecito, realizzata evitando di pagare gli oneri fiscali dovuti, che da una parte ha consentito di offrire prezzi più vantaggiosi economicamente ma a totale discapito di altri commercianti che invece operano rispettando pienamente le leggi.
Alla fine, l’ispezione delle fiamme gialle si è conclusa con la segnalazione all’Agenzia delle Entrate per il recupero a tassazione dell’Iva evasa per un totale di circa 500 mila euro su un fatturato di oltre 2 milioni ottenuto negli ultimi cinque anni di imposta.