Torna al “Rendano” di il kolossal firmato ‘Casa Telesio’
Dopo l'enorme successo di critica e di pubblico dell'Orestea, torna il kolossal firmato 'Casa Telesio. Una scuola in movimento': appuntamento il 28 maggio al teatro 'Rendano' di Cosenza per l'Ippolito e Fedra. Il dramma di una passione inconfessabile'.
Il liceo classico 'B. Telesio' di Cosenza, da alcuni anni, ormai, punta fortemente sull’attività teatrale per i suoi importanti aspetti formativi, secondo un fermo proposito del suo Dirigente, Antonio Iaconianni, che ha dato vita alle Officine Teatrali Telesiane, affidandone la direzione e il coordinamento a Antonello Lombardo, attore e regista di indiscussa esperienza artistica, affiancato dai suoi collaboratori, Marta Leonetti e Flavio Nimpo. Il lavoro, finora svolto, ha consentito di portare in scena momenti significativi del teatro tragico attico rappresentato dai tre più grandi autori dell’antica Grecia: Le Baccanti di Euripide, Edipo re da Tebe a Colono di Sofocle, L’Orestea di Eschilo, costituita dalla tragedie Agamennone, Coefore ed Eumenidi.
Lungo la scia di scelte, ogni anno, mirate e ben ponderate alla luce di ricadute formative e culturali, per le quali, di volta in volta, si seleziona all’interno dell’inesauribile patrimonio del teatro attico antico, rappresentato incomparabilmente dalle opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide, per la stagione teatrale del mese di Maggio 2018 le Officine Teatrali Telesiane, con la direzione e la regia di Antonello Lombardo, propongono la rappresentazione di Ippolito e Fedra, la tragedia euripidea, il cui titolo originale è Ippolito incoronato.
La trama, il profilo dei personaggi, lo scandaglio psicologico, il talento straordinario di Euripide capace di rendere attuali eventi e passioni vissuti dall’uomo di sempre hanno indotto a scegliere questo capolavoro tragico, che in modo emblematico pone sotto i riflettori le tensioni, le dinamiche, gli effetti, spesso estremi e caratterizzati da squilibrio, dell’amore nel suo perenne contrasto tra ratio e furor, tra misura e dismisura. La passione amorosa diviene paradigma, per discernere nel meandro inestricabile dell’uomo, rappresentato dal suo mondo interiore tra conscio e inconscio, mentre egli è perennemente alle prese con il suo agire e patire, diviso tra libero arbitrio e necessità.
Il regista Antonello Lombardo ha affermato: “Ippolito e Fedra è la tragedia della passione umana, la tragedia di una donna che non si arrende alle regole di una società di cui si sente prigioniera. Mai come in questa tragedia si evidenzia in modo molto chiaro la distanza tra uomini e divinità e proprio gli Dei si riscoprono spietati nel colpire gli umani e raggiungere lo scopo del proprio dominio sulla Città di Trezene. Tutto ruota intorno al desiderio amoroso. Da un punto di vista registico - ha continuato Lombardo - la scena è stata a pensata è costruita in ambiente naturale dove un imponente albero evidenzia la forza della terra e il contatto con il cielo casa e dimora di Artemide, Dea cacciatrice venerata da Ippolito”.
“Una messa in scena che grazie alle musiche scelte (filo conduttore) di tutto lo spettacolo, ai costumi disegnati e studiati per ogni personaggio della tragedia, al trucco che esalta i tratti e i lineamenti degli attori, alla scenografia che evidenzia la profondità e la grandezza della natura e l’intimità della casa rifugio di segreti, passioni, misteri e drammi, alla forza di quaranta attori tra coro e personaggi, ad un disegno luci che rende il tutto magico e fantastico creando per lo spettatore quell’atmosfera tale da sentirsi protagonisti insieme agli attori stessi, sarà per circa 100 minuti la dimensione giusta che ogni singolo spettatore potrà fare sua e viverla con la consapevolezza, alla fine della rappresentazione,di non essere stato solo uno spettatore ma molto di più. Vivere il passato - ha concluso il regista - per capire il presente e il futuro passa anche dal teatro, l’arte più antica e futuristica che il mondo possa avere grazie all’essere umano che negli anni ,in questo campo si è sempre rapportato con un altro essere umano. Solo così si cresce”.