Bonifica, Belli (Sin): “affermazione sull’operato al limite della querela”
“Reputo negativo far passare il messaggio che sulla bonifica non siano stati avviati progetti e che nessun cantiere sia stato aperto. C’è chi si limita a una lettura superficiale e strumentale, che fa male innanzitutto a Crotone e ai crotonesi, che da anni attendono risposte concrete”.
Così il Commissario straordinario per la bonifica del Sin di Crotone, Elisabetta Belli, ribadendo inoltre di non essere preoccupata per le polemiche politiche "che - dice - si sono riversate su di me già pochi mesi dopo l’inizio del mio mandato".
Il commissario ricorda poi l’attacco ricevuto dal presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, audito in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nel febbraio 2017.
"È uno sport nazionale diffuso - afferma - attaccare chi prova a smuovere acque da tempo stagnanti. Parlano i fatti, che ricorderò brevemente, riservandomi di illustrarli nel dettaglio e di fornire chiarimenti nelle sedi competenti, qualora necessario. Fatti peraltro già ampiamente descritti nelle relazioni presentate al Ministero dalla struttura commissariale”.
“Dal 2008 che la città attende un progetto condiviso di bonifica dell’area industriale e oggi ce l’ha. Il progetto di Fase 1 – spiega Belli - (“Interventi di protezione a mare delle discariche”) è stato approvato ed è in attesa della Via (valutazione di impatto ambientale) regionale. Il progetto di Fase 2 (“Aree di proprietà Syndial-Discariche fronte mare e aree industriali”) è in istruttoria ed è in attesa dell’emanazione del decreto prefettizio sui Tenorm (i rifiuti contenenti radionuclidi naturali) rinvenuti nelle aree di progetto nonché della conclusione di un approfondimento tecnico, da me coordinato, sulle aree critiche, segnalate anche dai sindacati e dai comitati cittadini, nell’area dello stabilimento ex Pertusola, la cui conclusione è, in entrambi i casi, prevista in tempi brevi. Non è superfluo ricordare che nessun intervento può essere avviato se non decretato dal Ministero dell’Ambiente e che i tempi tecnici di istruttoria ministeriale sono necessariamente lunghi”.
Ed avanza ancora spiegando che “tutti gli interventi fermi già decretati dal Ministero sono stati avviati, compresa la barriera idraulica Syndial per la bonifica della falda, decretata nel 2010, collaudata e avviata solo dopo la mia nomina, così come lo scotico nell’area ex Pertusola, decretato nel 2011 ma iniziato e terminato in corso di mandato, unitamente agli altri interventi decretati nel 2017 e attualmente in corso. Si è preso altresì atto, in merito agli interventi di sperimentazione, che gli obiettivi di bonifica fissati dal decreto direttoriale prot. n. 18/Sta del 3 febbraio 2017 non sono stati raggiunti e dunque sono state proposte alternative di intervento incluse nel Pob (Progetto operativo di bonifica) Fase 2. Inoltre, sono stati prodotti 2 studi di fattibilità e 8 progetti (senza contare le varianti non ritenute approvabili)”.
“Quello che lamentano coloro che hanno dato alle neoparlamentari una versione al limite della querela dell’attività commissariale svolta è, in realtà, che tutto ciò è stato fatto nel più rigoroso rispetto delle norme e delle risorse pubbliche assegnate, cioè evitando suggeriti incarichi professionali di progettazione esterni e affidandosi prima di tutto alle istituzioni e alle loro preziose competenze tecniche. Quanto alla – procede la nota - cosiddetta bonifica del porto industriale, le accuse vengono respinte al mittente. Come è stato più volte chiarito negli incontri tecnici e nella corrispondenza intercorsa, il progetto di dragaggio deve essere presentato dalla competente Autorità portuale (come prevede la legge 84/1994) e ‘nel caso i valori di concentrazione misurati nei sedimenti di detto strato (il fondale dragato) superino i limiti di intervento … si deve attivare la procedura di bonifica’ (dm Ambiente 7/11/2008). Poiché questo progetto, più volte sollecitato, non è stato ancora presentato, non è possibile dare seguito alle attività. In ogni caso, non si può ignorare il fatto che la sentenza che ha condannato Syndial al risarcimento del danno ambientale non ha ravvisato elementi concreti per riconoscere tale danno ai sedimenti marini del porto industriale”.
E conclude: “rimane la volontà e la disponibilità a realizzare gli interventi che contribuiscono allo sviluppo socio-economico e occupazionale del territorio, ma esclusivamente in presenza dei presupposti richiesti dalla legge per il loro finanziamento”.