Cultura. Arricchita la raccolta dialettale “A Jastigna” di Fabio Pistoia
Dalla poesia e dalla prosa edita alla poesia e alla prosa inedita, passando per la musica: ogni anno si svolge infatti presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio – Comune di Roma, la cerimonia di consegna del Premio Letterario Nazionale “Salva la tua lingua locale”, ideata dall’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia – e Legautonomie Lazio, in collaborazione con il Centro di Documentazione per la poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino”, il Centro Internazionale “Eugenio Montale” e l’Eip – “Scuola Strumento di Pace” e che si attesta come evento clou della Giornata Nazionale del Dialetto e delle lingue locali.
Gli autori di tutta Italia, arricchiscono così l’immenso patrimonio culturale immateriale del nostro Paese con il loro contributo. Tra i finalisti premiati in Campidoglio, alla terza edizione svoltasi il 22 gennaio 2016, figura anche il giornalista coriglianese Fabio Pistoia, autore del libriccino in vernacolo “A Jastigna” - Raccolta di imprecazioni popolari coriglianesi – 130 modi di dire, pubblicato per i tipi della Grafosud di Luigi Zangaro, per la sezione “Prosa edita” del Premio. Le copie del testo, stampato in tiratura limitata, sono andate quasi del tutto esaurite fin da subito. Oggi, alla luce del crescente interesse e della diffusa curiosità che si registra tra coriglianesi residenti appassionati del proprio dialetto nonché concittadini emigrati in altre aree del territorio nazionale o all’estero, si è optato per la pubblicazione a breve di una seconda edizione, corredata di alcune modifiche nonché arricchita di altre informazioni.
“A Jastigna”, - è scritto nella introduzione al testo, “è una raccolta di espressioni locali – alcune maggiormente conosciute, altre meno; alcune non più in uso, altre invece sopravvissute – tra il serio e il faceto, privilegiando le stesse rispetto ai consueti proverbi e detti. Non si tratta, certamente, di un inno alla “volgarità”, ma un modo, finora insolito in loco, per meglio comprendere – attraverso simili espressioni che appartengono, piaccia o no, al patrimonio cittadino – la storia, le tradizioni, i costumi, la lingua di una comunità, il vissuto di ciascuno di noi”. (…)
“Dalla Storia, però, sappiamo anche che, spesso, la bestemmia si è imposta, come costume, proprio là dove il potere politico e il potere religioso erano coincidenti. Come dire che essa ha acquisito, talvolta, anche valenza di rivolta. La bestemmia può essere quella esplicita di Capaneo, il re di Tebe, ribelle a Giove, che Dante incontra nel XIV canto dell’Inferno, sotto una terribile pioggia di fuoco. Oppure quella di cui si parla nelle Scritture, nel passo in cui Mosè annuncia agli uomini la legge del taglione, che avrà validità “per il forestiero e per il nativo del paese”, allo stesso modo”.