Casi tbc su cinghiali abbattuti, le associazioni venatorie chiedono misure preventive
Il Coordinamento regionale delle associazioni venatorie riconosciute esprime preoccupazione sul tema della prevenzione e l’organizzazione del controllo sanitario, con particolare riferimento ai casi di TBC, riscontrati in Calabria su cinghiali abbattuti, e reitera la richiesta alla task force regionale, di ricevere notizie ufficiali, circa la reale consistenza e gli areali interessati dalla infezione da TBC.
Lo scorso 7 agosto è stata avviata la costituzione del tavolo tecnico di confronto fra le componenti istituzionali e in occasione della riunione le associazioni venatorie ha richiesto “di avere precisi dati sui capi infetti e sugli areali ove la zoonosi è ufficialmente conclamata, sollecitando l’urgenza a ricevere le dovute informazioni”. Ribadendo la necessità di “analizzare e condividere proposte e soluzioni alle tante problematiche latenti e finora insolute”.
Ad oggi, il Coordinamento sollecita l’urgenza di ricevere notizie sulle iniziative già adottate e quelle che la task force Veterinaria, attraverso le Asp provinciali, intende mettere in atto per fronteggiare tale emergenza. La task force Veterinaria, infatti, ha il compito di affrontare e prevenire situazioni di carattere sanitario come, per l’appunto, le zoonosi. Un’ emergenza, quella attuale, che, alla luce dei fatti esposti, appare ad oggi, sottovalutata e che potenzialmente può costituire un serio rischio per migliaia di cittadini.
Il Coordinamento delle associazioni venatorie, a tutela dei cacciatori, dei loro congiunti e nell’interesse della comunità, ritiene “indifferibile che gli organi preposti debbano assumersi le proprie responsabilità, affrontando concretamente, ed in modo esaustivo, il problema. E per questo auspica che “venga garantito il diritto alla salute, assicurando per l’imminente stagione di caccia un servizio di controllo capillare sul territorio per la pronta verifica dei capi di cinghiale abbattuti”.
Da parte del Coordinamento delle Associazioni ribadisce “l’impegno a sensibilizzare tutti i seguaci di Sant’Uberto, sollecitandoli alla fattiva collaborazione, dichiarando puntualmente i capi abbattuti e richiedendone altrettanto puntualmente la visita ispettiva sui capi prelevati. Per concludere, le associazioni venatorie si rivolgono ai professionisti della task force veterinaria della Regione Calabria, sollecitandoli, calorosamente, a svolgere il servizio richiesto, con l’usuale etica professionale che li ha sempre contraddistinti”.