Sit-in operai a Gioia Tauro: Zen chiarisce
Gli amministratoti di Zen Yacht e Zen Marine, Antonio Zito e Quinto Nicoletta, attraverso una nota, intendono fare chiarezza in merito agli articoli apparsi sui quotidiani locali riguardo il sit in operaio contro i Licenziamenti delle aziende in questione. “Innanzitutto – scrivono - esprimiamo la più viva solidarietà a tutti gli operai per quello che hanno subito e per quello che stanno, ancora, subendo. La storia è lunga, ma basta ricordare due date: nel dicembre del 2005 abbiamo ottenuto la concessione per realizzare gli impianti esistenti compresa la darsena da eseguire a spese e cure dell’Autorità Portuale. Dotazione indispensabile per un’impresa che costruisce e mantiene imbarcazioni di grandi dimensioni, per il cui varo ed alaggio è infrastruttura indispensabile. Per ben tre anni siamo stati presi in giro dall’Autorità Portuale che si è impegnata sia dinanzi ai nostri operai sia addirittura davanti al Prefetto, a realizzare la darsena che fu dichiarato doveva essere consegnata, dopo mille riunioni ed incontri, nell’ottobre 2008. In tale mese, invece, il Comitato Portuale ha deliberato di rilasciare parere negativo in quanto opera incompatibile con i traffici del porto. Iniziava così il contenzioso. Il Tar della Calabria rigettava il ricorso avanzato dalla Zen, ritenendo addirittura che le opere erano state già eseguite dall’Autorità! Solo il Consiglio di Stato, invece, nel febbraio 2010, ha ribadito il diritto alla realizzazione della darsena da parte della Zen, mettendola, però, a carico della Zen. La società ha presentato la documentazione necessaria in poche settimane, per tentare di recuperare il tempo perso, ma l’Autorità Portuale ha invece scelto la via burocratica più tortuosa, allungando i tempi di ben sei mesi, sino alla fine di settembre, quando è stata finalmente sottoscritta la nuova concessione. Presentata la documentazione al Comune di Gioia Tauro per la concessione ad edificare ed alla Provincia di Reggio Calabria per l’autorizzazione paesaggistica, è stato sottoscritto il contratto con un’azienda per la realizzazione celere della darsena, in vista dell’estate 2011. E’ stata, in tale occasione, accertata l’esistenza di un cavidotto dell’Enel nel bel mezzo dello scavo (erano sette anni che chiedevamo di spostare questi cavi ad alta tensione che attraversavano il terreno in concessione alla Zen). Il Dottor Faraone allora scrisse : “Da un sopralluogo in loco effettuato, si rileva la circostanza che i cavi di MT di proprietà della Società Enel non cagionano alcun intralcio ai lavori realizzandi da parte delle società istanti”. Niente di più falso! Gli accertamenti eseguiti dall’Enel e dai funzionari della stessa Autorità hanno accertato la esistenza del cavidotto a circa 50 cm di profondità e nella proprio nella zona dove doveva essere realizzata la darsena! Il Dottor Faraone dice di aver diffidato l’Enel, ma sta di fatto che sono trascorsi altri tre mesi e nulla è cambiato. E siamo ad un anno dalla sentenza! Altro che perdere cause! E in merito vorremmo ancora ricordare che l’Autorità Portuale è stata già condannata per aver omesso di rilasciare la concessione dovuta per l’utilizzo di uno specchio d’acqua antistante il cantiere, per cui è ora in corso una vertenza per risarcimento danni. Ed, allora, per concludere, chiediamo alle Autorità Competenti: a chi bisogna rivolgersi per ottenere giustizia? E’ possibile che un organo pubblico come l’Autorità Portuale possa agire a proprio piacimento senza rispondere di quello che fa? Se dovessimo pensare che questa è la Calabria, allora è meglio chiudere tutto ed andarcene, perché fare impresa è impossibile. Se non lo abbiamo fatto è solo per l’amore che portiamo alla nostra terra e per i nostri figli. Così come aver dovuto licenziare nel tempo circa 90 dipendenti è stata per noi molto doloroso. Delle menzogne dell’autorità e del dottor Faraone siamo stanchi. Tutti hanno potuto fare quello che hanno voluto solo perché finora non hanno mai pagato. Dalle omissioni, agli abusi, ai falsi. Noi invece – conclude la nota - possiamo solo lottare per l’impresa e per i lavoratori. E questo è quello che faremo senza tirarci indietro, sostenendo nella corretta protesta i nostri collaboratori. A cui chiediamo scusa”.