Rifondazione: “se il Governo vuole toglierci il futuro noi ce lo riprendiamo”
“In questi mesi di annunci sulle politiche della conoscenza se ne sono sentiti tanti, ma alla fine l’impianto della Buona Scuola e delle riforme degli altri governi viene confermato, dall’alternanza scuola lavoro che si trasforma in vero e proprio sfruttamento e lavoro gratuito, ai test invalsi come unica frontiera della valutazione, passando per la scelta verticistica dello svuotamento degli organi di rappresentanza invece del pluralismo e dello sviluppo del confronto nella scuola”.
Esordisce così la nota della sezione catanzarese di Rifondazione comunista. “Il modello aziendalista dell’istruzione non è in discussione, i gialloverdi si allineano, portandole avanti, alle scelte politiche di coloro che in questi anni hanno raccontato di avversare.
A tutti questi danni, come se non bastasse, si aggiunge ora il decreto scuole sicure, con telecamere e forme di controllo repressive e dannose – aggiungono i membri del partito. Mentre noi chiediamo ai comuni di schierarsi contro questo decreto ed anzi di aprire le scuole come luoghi di incontri culturali, delle associazioni e della cittadinanza, il governo ci ricorda che nemmeno i luoghi della formazione sono esentati dalle fobie securitarie (molto utili a creare consenso e molto meno a risolvere realmente un fantasioso problema-sicurezza nelle scuole)”
“Sull’Università, nel frattempo, altri tagli economici e nessuna novità sul numero chiuso. Al contrario, noi siamo per costruire un modello di scuola pubblica, gratuita e libera, per riaffermato la centralità del diritto allo studio come presupposto per rilanciare un Paese dove le disuguaglianze sociali e l’impoverimento dei ceti popolari costituiscono ormai gli assi portanti, dove il taglio lineare a tutti i servizi pubblici è diventato una regola politica, dove gli studenti ancora una volta sono ora assenti e ora fortemente penalizzati da un’agenda politica vuota che non ha nessuna prospettiva per gli investimenti su istruzione e ricerca : un Paese – concludono - in cui ci vogliono togliere il futuro, un Paese in cui quel futuro vogliamo riprendercelo”.