Formazione e informazione: le richieste dell’Arcicaccia ad enti e associazioni

Vibo Valentia Attualità

Gli Atc Vv1 e Vv2 comunicano di voler avviare un corso di formazione perCacciatori Formati” sulla sicurezza alimentare derivante da attività venatoria, è fondamentale per quei cacciatori interessati alla commercializzazione delle carni di selvaggina selvatica.

Resta inteso che dopo ogni abbattimento e osservazione, l’animale deve essere comunque sottoposto a ispezione da parte del Servizio Veterinario dell’Asp competente per territorio.

I cinghiali abbattuti durante la stagione venatoria o piani selettivi autorizzati e destinati all'autoconsumo, dovranno essere sottoposti a visita sanitaria e ad esame obbligatorio per la ricerca di trichina. Le ispezioni degli organi degli animali abbattuti possono avvenire nei macelli del territorio Regionale o in alternativa presso i "Punti d'Igiene", concordati, tra le Autorità Sanitarie Locali competenti e le Atc Provinciali.

Per il corso di formazione per “cacciatori formati” il numero di persone previsto corrisponde ad almeno 3 componenti per squadra tra cui sicuramente il capo squadra ed il suo vice per un costo ammonta a 68 euro a persona. Altro problema sorto è lo smaltimento delle carcasse del selvatico risultato infetto.

L’Arcicaccia di Vibo Valentia esprime disappunto perché queste importanti attività vengono affrontate senza il coinvolgimento attivo delle associazioni venatorie, legittime rappresentanti dei cacciatori, i quali, tra l'altro, sono ad oggi l'unico mezzo di lotta all'aumento di cinghiali, che stanno procurando danni alle attività agricole e alla sicurezza stradale. Attraverso gli abbattimenti, i cacciatori eliminano dal territorio anche i selvatici infettati dalle diverse patologie trasmissibili (Tbc in primis).

La diffusione di voci senza fondamento di verità, sta creando crescente allarmismo, scoraggiando così il consumo di carne e la stessa attività venatoria. A tal proposito l'Arcicaccia di Vibo Valentia informa che, secondo notizie provenienti da fonti attendibili, “al 30 ottobre 2018 i casi di Tbc accertati nel corso del 2017 sono stati 33, mentre quelli relativi nell’anno in corso sono stati 6 (a fronte di 350 cinghiali esaminati. Alla luce di quanto sopra, si sottolinea l’importanza che riveste l’ispezione Veterinaria di tutti i capi abbattuti e che quindi le squadre si adoperino fattivamente nel favorire tale pratica, impegnandosi nel contempo alla puntuale registrazione dei capi abbattuti sull’apposito tesserino, onde facilitare l’elaborazione di statistiche da parte della Regione Calabria”.

“C'è necessità di comprendere l'importanza e l’obbligo degli accertamenti da parte del Servizio Veterinario – prosegue la nota dell’associazione - con particolare riferimento al fenomeno Tbc che in questo periodo desta maggiore preoccupazione, distribuendo organicamente i “punti d’igiene” sul territorio. Contenere il diffondersi, oggi della Tbc, ma anche di altre patologie che possono risultare dannosi per la salute e il benessere umano e animale, dev'essere il primo obbiettivo di ogni singolo soggetto preposto ad una attenta gestione della problematica, con maggiore coinvolgimento del Dipartimento Regionale Agricoltura e Caccia al fine di uniformare azioni condivise sull'intero territorio regionale.”

“Sottovalutare i problemi o non affrontarli adeguatamente sarebbe una iattura e possibile causa di danni crescenti e irreparabili: l'abbattimento e, nel caso di positività alla Tbc del selvatico, lo smaltimento secondo le norme vigenti, rappresentano la soluzione. I cacciatori che sostanzialmente operano in prima linea, non possono e non devono essere lasciati soli in questa delicata fase. Essi sono il solo antidoto all'aumento delle popolazioni di cinghiali e, grazie agli abbattimenti da essi effettuati, gli unici in grado di arginare concretamente il diffondersi della Tbc e di altre gravi patologie trasmissibili all’uomo” – aggiungono i sostenitori di questa linea.

“Costi individuali aggiuntivi, compresi quelli per lo smaltimento e difficoltà al conferimento delle parti per le necessarie ispezioni, disaffezionando e scoraggiando i cacciatori dal praticare la loro passione e dal consumare direttamente le carni di cinghiale, rischiano di diventare causa di gravissimo danno all'ecosistema e alla salute pubblica. A tal proposito, l'Arcicaccia di Vibo Valentia propone e chiede ai commissari dei due Atc Vv1 e Vv2 un incontro e l'istituzione di un tavolo tecnico con Associazioni Venatorie, Servizio Veterinario Asp, Sindaci, Dipartimento Regionale Agricoltura e Caccia al fine di pianificare azioni condivise e volte a favorire una corretta informazione e formazione”.