Decreto sicurezza, Sculco: “La Regione intervenga in favore degli Sprar"

Calabria Politica
Flora Sculco

Chiede l’intervento della Regione Calabria, affinché sia “parte attiva a difesa di un modello di accoglienza che rappresenta una risorsa da valorizzare, e non da cestinare in favore di formule gestionali che in passato hanno attratto gli appetiti sempre vigili della criminalità”. È quanto scrive la consigliere regionale Flora Sculco, in merito al decreto sicurezza.

La Sculco chiede inoltre che “il Consiglio Regionale discuta dell’argomento, manifestando il proprio supporto alla rete dei numerosi Comuni ed Enti del terzo settore calabresi che da anni credono nella buona accoglienza, che non può essere messa in discussione dalle azioni criminali di alcuni truffatori”.

A auspica che “venga convocato il Consiglio Provinciale aperto, che è stato chiesto dagli Sprar di Crotone assieme ad altre realtà associative, così da approfondire le criticità del decreto e le potenzialità di questi servizi”.

Per la consigliera la scelta del Ministero dell’interno è “incomprensibile e irrazionale”, dal momento che per la Sculco il decreto “provocherà non soltanto un immediato effetto economico per la perdita dei posti di lavoro”, l’aumento di insicurezza “perché mezzo milione di stranieri irregolari e senza alcuna aspettativa di integrazione nel nostro Paese vagherà per strada, entrando nella zona grigia della clandestinità alimentando nuova sacche di marginalità sociale e rafforzando il lavoro nero e la piccola criminalità”.

Per la Sculco la decisione potrebbe portare a un aumento dei “costi dei sistemi di welfare locale: l’ANCI prevede che i comuni italiani dovranno farsi carico nei loro bilanci annuali di 286 milioni di euro per i costi assistenziali legati ai migranti con forte disagio sociale ed ai nuclei familiari con minori, che inevitabilmente si troveranno per strada”.

In aumento anche i costi della sanità “visto che le precarie condizioni di vita dei migranti irregolari si rifletteranno in problemi sanitari. A meno che non si decida di bloccarne l’accesso alle cure, ma rifiuto di credere che la rabbiosa risposta ai problemi esistenti possa portare all’accantonamento di valori alla base della nostra società”.