ArpaCal: Crotone e Gioia Tauro aree test per il monitoraggio dei contaminanti chimici
Saranno diffusi ad aprile dal Ministero dell’Ambiente i dati che il Centro regionale Strategia Marina dell’Arpacal, diretto dal dr. Emilio Cellini, ha recentemente trasmesso sulla campagna di Monitoraggio della concentrazione di contaminanti chimici nei sedimenti e nel biota, che rientra tra i tredici moduli operativi previsti dalla Direttiva europea “Marine Strategy”. biota
Il Ministero dell’Ambiente, infatti, si è impegnato a diffondere all’opinione pubblica i risultati che si stanno acquisendo a livello nazionale dalle 15 ARPA costiere; la Calabria è capofila della Sottoregione Mar Ionio-Mediterraneo Centrale nella quale sono ricomprese anche Sicilia e Basilicata.
La campagna di monitoraggio realizzata dal Centro Strategia Marina dell’Arpacal si è posta l’obiettivo di misurare la presenza di contaminanti chimici prodotti dall’attività dell’uomo, da impianti industriali ma anche dal traffico marittimo, che, depositandosi nei sedimenti o bioaccumulandosi negli organismi viventi, come pesci e mitili, entra nella catena alimentare per giungere sulle nostre tavole e, di conseguenza, condizionare il nostro stato di salute.
Le aree scelte per tali indagini sono state posizionate, una (impianti industriali) in corrispondenza dello specchio acqueo al largo della costa di Crotone in cui da anni insiste una piattaforma off-shore per l’estrazione del gas metano, l’altra (traffico marittimo) in corrispondenza dell’area portuale di Gioia Tauro e della rada antistante. Per entrambe le zone di studio sono stati prelevati campioni di sedimenti, posizionati mitili a stabulare e pescato del pesce, quest’ultimo appartenente alla famiglia dei Serranidi le cui specie analizzate sono state prescelte come “bersaglio” di concerto con il Ministero dell’Ambiente.
Come è noto, con questa Direttiva l’Unione Europea si pone l’obiettivo, entro il 2020, di raggiungere sulle “proprie” coste il Buono Stato Ecologico del Mare. Un programma scientifico strategico per il futuro dell’ambiente marino europeo, che ci restituirà un quadro sullo stato di salute dei nostri mari ed informazioni utili per rimodularne la ricerca nei prossimi anni.