‘Il quaderno blu’. Attesa al Santuario di Fatima l’opera di Anna Caligiuri
Grande attesa domani alle 18 al salone del Santuario di Fatima a Soveria Mannelli, per la presentazione del secondo romanzo scritto dalla professoressa Anna Maria Caligiuri: “Il quaderno blu”.
L’evento la cui organizzazione avviene in collaborazione della Parrocchia di Soveria Mannelli e col patrocinio del Comune e della sezione Fidapa, è stato scelto in occasione della giornata mondiale del malato.
Alla manifestazione, dopo i saluti di Leonardo Sirianni sindaco di Soveria Mannelli e di Mimma Caloiero presidente della Fidapa sezione di Soveria Mannelli, interverranno Antonio Cavallaro, don Roberto Tomaino, il dottor Ettore Greco primario di oncologia ospedaliera di Lamezia Terme e presidente dell’associazione Medici Cattolici e l’autrice Anna Maria Caligiuri.
La scrittrice è nata a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, dove ha vissuto fino al conseguimento della laurea presso l’Università degli Studi di Genova. Nel 1974 si è trasferita in Calabria, a Soveria Mannelli, terra dei suoi avi. Ha insegnato materie giuridiche nell’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura a Soveria e in altri istituti del territorio circostante fino alla pensione. Nel 2014 ha esordito in letteratura con la scrittura del romanzo Mille Finestre.
Un vecchio quaderno blu racconta la storia di una famiglia e dell’amore tra un ufficiale calabrese e una giovane maestrina brianzola. Un racconto ambientato durante la seconda guerra mondiale, in uno spaccato dell’Italia tra gli anni ’40 e i giorni nostri, a cavallo tra Piemonte, Lombardia e Calabria.
“Un corposo carteggio epistolare intercorso fra i miei suoceri, al tempo del loro fidanzamento – ha dichiarato Anna Maria Caligiuri – riordinato con pazienza da mio figlio e un quadernetto blu, contenente le memorie di un recente passato, sono stati la scintilla da cui è scaturita l’idea di scrivere questo mio secondo romanzo. Ma ancor di più lo è stata la convinzione che il nostro passato, le storie delle nostre famiglie d’origine non devono andar perdute. Mia nonna raccontava a noi nipoti, i miei genitori e la madre di mio marito hanno raccontato ai nostri figli, oggi tocca a noi, diventati nonni, raccontare. Le nostre memorie – ha concluso l’autrice – sono un bene prezioso, fonte di sapere, punto di riferimento”.