Scacco allo spaccio nella capitale, disarticolata gang vicina alle cosche

Calabria Cronaca

Più di 100 chilogrammi di cocaina, circa 143 di hashish, un laboratorio clandestino attrezzati per la lavorazione, il “taglio” e il confezionamento della coca, e il fermo in flagranza di reato di sette persone tra corrieri e fiancheggiatori. È il bilancio dell’operazione “Re Mida” che ha disarticolato una gang dedita al traffico e allo spaccio di droga (LEGGI).

Da questa mattina i militari della Guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo, in Lazio e in Calabria, delle ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip del Tribunale locale, nei confronti di 18 persone, ritenute appartenenti a un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti e con base nella Capitale.

Coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ritengono dunque di aver smantellato un’organizzazione radicata nel quartiere di Montespaccato, capeggiato da Costantino Sgambati, 42enne considerato come un “emergente” nel panorama criminale romano, e che risulterebbe inoltre legato a esponenti di clan, rispetto ai quali sarebbe divenuto un importante canale di distribuzione di droga.

LE RELAZIONI CON LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

In questo contesto, gli inquirenti avrebbero scoperto delle relazioni intessute da Sgambati con esponenti della cosca Bellocco” di Rosarno, come dichiarato da due collaboratori di giustizia, e con il pregiudicato Renato De Giorgi, 51enne di origini brindisine, a sua volta ritenuto vicino al clan “Coluccia”, articolazione territoriale della Sacra Corona Unita egemone in provincia di Lecce.

Sgambati era finito sotto i riflettori nel mese di marzo del 2016, quando le Fiamme gialle hanno sequestrato un vero e proprio “arsenale”, individuato dopo alcuni giorni di pedinamento di Daniele Mezzatesta (41 anni), suo uomo di fiducia.

In quell’occasione vennero scovate 20 armi da fuoco tra cui Kalashnikov, fucili a canne mozze e a pompa, mitragliatori Skorpion e silenziatori, ma anche 6 kg di esplosivo ad alto potenziale, 5 detonatori e un giubbotto antiproiettile, oltre a circa 73 kg di cocaina e 140 di hashish.

LA STRUTTURA DELLA GANG

Le indagini, che si sono protratte per lungo tempo per ricostruire la struttura della gang, hanno consentito di identificare gli altri presunti “associati”.

Si stratta di Ugo Di Giovanni (classe 1977); Andrea Sgambati, fratello di Costantino, (classe 1973); Stefano Bruno (classe 1968); Marco Fanelli (classe 1981); Davide Scognamiglio (classe 1985) e Mattia Sigismondi (classe 1994).

La tesi è che a loro il “capo” avesse affidato il compito di gestire le aree di spaccio, trasportare e custodire la droga, recuperare i crediti insoluti a fronte delle precedenti cessioni di stupefacente.

Secondo gli inquirenti, Sgambati avrebbe esercitato nei confronti dei sodali un potere “dispotico”, ricorrendo a gravi minacce e atti violenti in caso di scarsa “produttività” della piazza di rispettiva competenza, o nei casi in cui vi fossero di ammanchi di denaro dalla “cassa comune”.

Una rete di connivenze creata dal capo clan, insomma, che ha poi portato all’individuazione di altri personaggi, anche loro destinatari della misura in carcere. Alcuni, noti alle cronache giudiziarie locali e che, pur non essendo organici all’associazione, sarebbero legati alla gang con “stabili rapporti di fornitura di droga”.

LE PERSONE ARRESTATE

Dorian Petoku (classe 1988, già arrestato dai Finanzieri del Gico lo scorso gennaio, nell’ambito dell’operazione “Brasile Low Cost” per il tentativo di importazione dal Sud America di oltre 1000 kg di cocaina, perpetrato in concorso con il noto Salvatore Casamonica; Marco Turchetta (classe 1964, figura di spicco tra gli ultrà di una squadra di calcio capitolina); Davide De Gregori (classe 1976); Luca Carovillano (classe 1985); Luca Francesco Viglietta (classe 1967); Francesco Giglio (classe 1979); Nicola Macrì (classe 1976); Emanuele Borgese (classe 1989) e un ulteriore indagato ancora ricercato.