Droga: traffico cocaina, 72 i fermati in 40 città
Sono 72 le persone fermata dalla Guardia di finanza di Palermo in 40 città italiane nell'ambito dell'operazione antidroga "Alejandro" che ha colpito un'organizzazione criminale transnazionale di trafficanti di cocaina. Solo 14 degli indagati sono cittadini italiani, tra i quali un palermitano, mentre gli altri sono di vari Paesi sudamericani, oltre che di Spagna, Olanda e Usa. Durante le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sono stati sequestrati 75 chili di cocaina e scoperti due laboratori per la raffinazione della droga. L'operazione "Alejandro" del Gico del Nucleo di polizia tributaria e della Dda ha avuto origine dalla consegna, intercettata nello scalo aereo di Fiumicino, di un plico contenente 250 grammi di cocaina destinato a due individui di origine sudamericana ospitati in un centro di temporanea accoglienza di Trapani. Da questo pacco, individuato nel 2006, gli investigatori sono poi risaliti a tutta la catena del traffico, monitorando oltre 1.400 utenze telefoniche e scoprendo così un'organizzazione internazionale articolata in 15 gruppi criminali, composti da soggetti del centro e sud America e da 14 italiani, tra cui anche il palermitano Giacomo Genuardi, cheda tempo vive in Lombardia ed e' sposato con una colombiana. L'organizzazione era operativa a Milano, Varese, Bergamo, Macerata, Ancona, Pesaro Urbino, Genova, Roma, Treviso, Modena, La Spezia, Napoli, Reggio Calabria e anche in altri paesi dell'Unione europea come la Spagna l'Olanda, la Francia e l'Inghilterra. I sistemi di occultamento della droga erano molto diversi: dal caffè mescolato alla cocaina agli abiti intrisi di polvere bianca, ai cosmetici, ai doppi fondi di valigie, fino agli ovuli ingeriti dai trafficanti. Il trasporto avveniva praticamente con tutti i mezzi possibili, dagli aerei ai pullman, ai treni e alle auto. Il giro d'affari non e' stato quantificato. Si sa' però che i 75 chili di cocaina sequestrati all'acquisto avevano un valore di 39 mila euro al chilo. Per rifornirsi di denaro, i trafficanti utilizzavano canali di 'money transfer' oppure intermediari consapevoli. Il ricavato tornava poi nei Paesi del sudamerica dove sarebbe stato reinvestito nell'acquisto di appartamenti e attività commerciali.