“Il culto di San Rocco nella religiosità popolare” convegno a Maierato con Theotokos
La figura di San Rocco come protettore del seno, a partire dal ritrovamento di numerosi ex voto realizzati in maiolica in forma di mammelle, è stata ripercorsa durante il convegno promosso ieri dal Centro Studi Theotokos, insieme alla Parrocchia di S. Nicola e di S. Michele di Maierato al Gruppo Over ’50 e alla Confraternita di Santa Maria della Pietà.
Per l’occasione, dopo i saluti di rito da parte del presidente del Gruppo Over ’50, Fortunato Silvaggio, e della Priora della Confraternita di Santa Maria della Pietà, Maria Grazia Didiano, sono intervenuti: Don Salvatore Danilo D’Alessandro, parroco di Maierato, Fortunato Silvaggio, ordinario di Italiano e Latino nei licei, Saverio Di Bella, Storico dell’Università di Messina e Anna Rotundo e Martino Michele Battaglia fondatori del Centro Theotokos.
Rotundo ha quindi citato Plutarco; di qui Anna Rotundo, anche a nome dell' associazione “Donne per la Chiesa”, ha sottolineato la disumanità della pratica dell’”utero in affitto”, ove la maternità e l'allattamento sono prestazioni temporanee a pagamento programmando l'abbandono del neonato e disconoscendo le devastanti conseguenze fisiche e psicologiche di tutto ciò sul bambino e sulla partoriente.
A seguire, Jole Silvaggio ha incantato la platea declamando l’Inno a san Rocco della tradizione dialettale maieratese.
Subito dopo è intervenuto Don Salvatore Danilo D’Alessandro che ha spiegato i motivi del pellegrinaggio di San Rocco in Italia e in particolare la sosta a Roma per pregare sulla tomba di San Pietro. Inoltre, il parroco di Maierato ha anche tracciato un profilo interessantissimo sulla popolarità del Santo francese e sul perché il popolo cristiano è da sempre affascinato da questa splendida figura modello di umiltà e di santità. Al parroco di Maierato si è ricollegato Fortunato Silvaggio, che attraverso dei flash letterari, ha precisato come l’accoglienza, la condivisione e la solidarietà abbiano radici antiche nella cultura occidentale fin dai tempi dei Greci e dei Romani per poi giungere all’area cristiana. Sulla stessa scia anche Saverio Di Bella, storico dell’Università di Messina il quale ha focalizzato il suo intervento sul rapporto che intercorre tra l’essere cristiani e saper accogliere coloro che fuggono da guerre e disastri naturali in cerca di riparo. Di Bella ha precisato che la tradizione greco-romana e soprattutto cristiana impone dei doveri che non bisogna misconoscere anche perché due sono le alternative: convivere con gli altri o scatenare guerre infinite che non portano da nessuna parte.
La splendida serata nella chiesa gremita di Santa Maria della Pietà si è conclusa con l’intervento di Martino Michele Battaglia (Unime)-Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (Reggio Calabria)-Direttore del Centro Studi Theotokos Religiosità Popolare. Battaglia ha esordito dicendo: “storia o leggenda? la storia è piena di leggende e di racconti che provengono dalla tradizione orale”. Subito dopo si è soffermato sulle varie agiografie di San Rocco e in particolare sugli atti delle giornate di studio di Caorso e Cremona del 2-3 ottobre 2009 pubblicati nel 2015 per edizioni CSDSD a cura di Paolo Ascagni e Nicola Montesano, mettendo in luce la scarsa storiografia relative alle fonti in questione e l’ipotesi più celebre del Diedo secondo cui la canonizzazione del Santo sarebbe avvenuta durante il Concilio di Costanza (1414), quando la cittadina fu colpita da una pestilenza e un giovane cardinale propose di affidarsi a San Rocco uomo di Dio che liberò dal morbo appena la sua immagine fu portata in processione per la città.
In seguito il Direttore del Centro Theotokos ha precisato come le ultime ricerche sul Santo francese non lasciano dubbi su Voghera, luogo della sua morte, ricordando che l’episodio che vede protagonista Reste, il cane della muta del Conte di Sàrmato sconvolge la vita di Gottardo che diventa il primo discepolo di San Rocco. Reste compie un’azione straordinaria, il suo fiuto di dalmata e segugio (questa probabilmente la razza del cane del nobile di Sàrmato, che ritroviamo nella scultura lignea di Vincenzo Zaffino, portata in processione a Gerocarne) converte il suo padrone ad una vita di santità. Gli uomini trattano Rocco come un cane sol perché si rifugia nella grotta, fuori paese per evitare di contagiare gli altri. Il cane riscatta la categoria trattando Rocco come un uomo. Battaglia ha concluso aggiungendo che Rocco, giovane ventenne che aveva intrapreso gli studi a Montpellier lascia tutti i suoi averi ai poveri sulla scia di San Francesco d’Assisi: ciò dimostrerebbe secondo alcuni che egli fu un terziario francescano, visto che sono stati proprio i francescani a divulgare il suo culto nel Mezzogiorno dove ormai il Santo francese è popolarissimo.