Piccola Opera, proposta alla CEI causa di beatificazione per don Italo Calabrò
Nel pomeriggio di ieri, nel salone “Diego Suraci” della Piccola Opera Papa Giovanni, padre Vincenzo Bertolone, vescovo delle diocesi di Catanzaro e Squillaci e presidente della Conferenza Episcopale Calabra, ha presieduto una significativa liturgia eucaristica concelebrata da altri sei sacerdoti e un diacono.
La provvidenza ha fatto sì che la santa messa, promossa dalla Piccola Opera Papa Giovanni per ringraziare il Signore del grande dono di don Italo Calabrò, coincidesse con la festa liturgica di San Francesco d’Assisi.
L’assemblea, riunita nell’accogliente salone e formata dai rappresentanti delle diverse realtà di servizio che l’associazione, a partire dal 1968, ha avviato nel territorio, rappresentava efficacemente l’esperienza del popolo di Dio in cammino.
Si respirava un’aria di comunità cristiana viva, un autentico momento di comunione fraterna, che trasmetteva la testimonianza di una comunità attenta ad ascoltare e accogliere la Parola del Signore per incarnarla nella condivisione con le fatiche dei più fragili.
Emergeva anche la certezza che il grande desiderio di don Italo, di consentire anche ai più poveri di vivere una vita dignitosa e nel pieno rispetto della loro preziosa umanità, continua ad avverarsi nelle tante e concrete realtà di accoglienza e di promozione umana che l’associazione con responsabilità guida, difende, sostiene.
E’ stato un intenso e a volte commovente momento di preghiera guidato con pastorale carità dal vescovo Bertolone che ha saputo cogliere e valorizzare il profondo senso di quella celebrazione.
Il vescovo, con uno stile pacato ma anche intenso, ha favorito la partecipazione di tutti e di ciascuno e nella ricca omelia, ha evidenziato alcuni elementi che legano in modo naturale la santità e la vita del poverello di Assisi a quella di don Italo Calabrò, sacerdote che ha ammirato fin dal primo momento del suo servizio episcopale in Calabria.
Francesco e Italo hanno preso sul serio la parola del Signore “sine glossa” e si sono lasciati sedurre dall’amore del Signore, esigente e misericordioso, un amore che ha illuminato la loro vita fino a farle diventare dono totale per i fratelli e per i più poveri in modo speciale. “La loro vita ci dimostra”, ha detto padre Bertolone, “che la santità è per tutti e il vangelo di Gesù, forza di rinnovamento e luce per la vita, non va commentato ma vissuto”.
In piena sintonia con la celebrazione anche la citazione di alcune frasi di don Italo che esprimono la maturità della sua fede e del suo anelito a vivere in pienezza la comunione con Cristo, nella Chiesa, e con i poveri.
“La croce”, diceva don Italo, “si ama nella luce della fede e solo chi si fa piccolo può seguire Cristo nella gioia”. Il vescovo ha così ribadito che don Italo, capace di offrire al Signore le sue sofferenze, ha vissuto una vita veramente santa che ha acceso la scintilla della vocazione e della fede in tanti che lo hanno conosciuto.
E nel cuore della celebrazione eucaristica padre Bertolone ha confermato la volontà della Conferenza Episcopale Calabra di accogliere la richiesta, presentata lo scorso 1 ottobre dal nostro vescovo reggino, padre Giuseppe Fiorini Morosini, di autorizzare il prosieguo della causa di beatificazione di don Italo.
Si concretizza così l’avvio del riconoscimento da parte della Chiesa Cattolica della santità di don Italo Calabrò, la cui memoria continua a essere viva grazie soprattutto alle opere segno da lui avviate nella nostra diocesi che, seminate in un territorio sempre più vasto, continuano a essere un sicuro riferimento ancora oggi per tanti che fanno fatica.
Durante l’offertorio è stato portato anche un crocefisso realizzato nel laboratorio di ceramica da alcuni ragazzi accolti in un centro della Piccola Opera.
Piero Siclari, presidente della Piccola Opera che da anni guida con passione e competenza, a fine liturgia lo ha consegnato a padre Bertolone come gratitudine sincera per il dono della sua presenza, “segno della volontà di tutti noi di seguire Gesù anche sulla via scomoda della croce e del nostro impegno ad essere solidali, a non assecondare le ingiustizie e l’empietà, affinché nessuno sia escluso dalla società, come ieri ci diceva con coraggio don Italo e come oggi papa Francesco con forza grida”.