Calabria invasa dai cinghiali, Gallo: è emergenza
"I cinghiali aumentano a dismisura e rappresentano ormai un problema di sicurezza: le campagne di abbattimento vanno intensificate e rese possibili tutto l’anno, almeno nelle zone a chiara vocazione agricola."
Lo chiede il consigliere regionale Gianluca Gallo, prendendo atto dell’inutilità delle misure al riguardo adottate negli ultimi anni dalla giunta regionale. «Appena lo scorso Luglio – ricorda il capogruppo della Cdl – il delegato all’agricoltura della giunta esultava per aver ottenuto l’autorizzazione ad abbattere 3.500 capi, salvo poi ricredersi a seguito della morte di un centauro di Simeri Crichi, assalito ed ucciso da un cinghiale, dimenticando l’entusiasmo iniziale e finendo col reclamare, negli ultimi giorni di Agosto, misure straordinarie. Un comportamento ondivago, che la dice lunga sulle incertezze in cui naviga la squadra del governatore Oliverio a fronte di un pericolo ormai divenuto costante perfino nelle località balneari».
Prosegue Gallo: «Da una valutazione sommaria ma attendibile effettuata da Coldiretti, in Calabria vivrebbero al momento all’incirca 300.000 cinghiali. Un numero enorme ed insostenibile per una regione di meno di 2 milioni di abitanti, in cui senza un’attenta programmazione, considerati i ritmi e la velocità di riproduzione degli ungulati, si rischia di ritrovarsi nel giro di un paio d’anni con più cinghiali che abitanti». Seguono suggerimenti: «Non sono più possibili misure tampone e una tantum, inefficaci nell’arginare l’emergenza. Al contrario, servendosi degli aggiornatissimi dati Arcea, occorre ridefinire le aree vocate e non vocate al cinghiale e liberare da essi le aree non vocate, che sono poi quelle agricole, incentivando i piani di contenimento numerico, di controllo e di abbattimento. Necessariamente, poi, occorre la modifica di norme regionali risalenti a più di 20 anni fa, pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica e la ricostituzione del patrimonio faunistico, ma che oggi evidentemente si appalesano inidonee».
In ogni caso, aggiunge Gallo, «si prenda come modello l’Emilia Romagna, che lo scorso Aprile ha autorizzato campagne di abbattimento nelle aree a vocazione agricola, eliminando ogni limite anche temporale all'abbattimento degli ungulati nelle zone di pianura e collina in tutto il territorio regionale. Una soluzione drastica, forse neppure sufficiente eppure necessaria per provare a frenare un’invasione trasformatasi ormai in questione di ordine pubblico: la devastazione delle campagne, gli ingenti danni ai raccolti, il moltiplicarsi degli incidenti stradali ed ora persino gli attacchi alle persone confermano che è arrivato il momento di intervenire con fermezza, per riportare la situazione quantomeno sotto controllo, nell’interesse generale».