Il “Vaffa…” al capo si può dire, lo conferma la Cassazione. Ma è permesso solo sporadicamente
Secondo la Cassazione, sezione lavoro (sentenza n. 3042) "un comportamento, per quanto grave, se ha carattere episodico e se è riconducibile ad un dipendente che non ha mai dato luogo a censure comportamentali, non può fare arrivare ad un giudizio di particolare gravità" tale da determinare il licenziamento disciplinare.
In base a questo assunto i giudici hanno rigettato il ricorso presentato da una casa di cura di Catanzaro che aveva intimato il recesso dal rapporto di lavoro ad una sua dipendente addebitandogli comportamenti disciplinarmente rilevanti tra i quali, appunto, l’aver osato profferire la frase incriminata nei confronti di un superiore. La donna aveva già vinto entrambi i giudizi di merito ed era stata reintegrata a lavoro ma l’azienda aveva fatto ricorso in cassazione. Quest’ultima ha messo fine alla diatriba affermando nella sentenza impugnata che il “vaffa…” "è particolarmente diffusa per escludere che quei fatti, in via generale punibili con sanzione conservativa, ricoprissero quel carattere di particolare gravità che giustificherebbe il licenziamento". E se è di "carattere episodico", concludono i giudici, non merita il licenziamento.