Coldiretti: ottima annata per l’olio calabrese, ma pesa la minaccia dalle importazioni estere
Una buona annata per quantità della campagna olivicola 2019-2020 in Calabria: tra 40 e 45mila le tonnellate di olio prodotto, il doppio rispetto a quella precedente. Ma anche quanto a qualità non si scherza.
Il tutto però rischia di essere vanificato dalle importazioni, in particolare di olio spagnolo, che in base ai dati Istat crescono in Italia del 48%.
L’allarme lo lancia la Coldiretti regionali temendo gravi ripercussioni sull’uliveto locale che rischia il ko: Spesso gli oli iberici, ma anche quelli greci e tunisini, sostiene infatti l’associazione degli agricoltori, vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali e mondiali.
“Il risultato è – sbotta ancora Coldiretti – un’invasione sugli scaffali dei supermercati di prodotti di scarsa qualità a prezzi stracciati proprio nel momento in cui sta arrivando l’ottimo olio nuovo ed è evidente che questo ha un effetto dirompente sul reddito delle aziende che in questi ultimi anni hanno investito molto”.
A favorire gli arrivi dall’estero è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario (il n.182 del 6 marzo 2009).
Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere ed in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge.
La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre e spesso le bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli.
“I consumatori - chiosa Francesco Cosentini, direttore della Coldiretti Calabria - dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente”.
Ma c’è poca chiarezza anche nei ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti “in una situazione in cui nei locali – denuncia ancora l’associazione – è fuorilegge un contenitore di olio su quattro (il 22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto”.
“È evidente – rileva Cosentini - che queste maglie commerciali troppo larghe devono essere strette con controlli lungo tutta la filiera; per approfittare dell’ottima annata, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica”.
Un olio extravergine di oliva (evo) di qualità deve essere infatti profumato all’esame olfattivo e deve ricordare l’erba tagliata, sentori vegetali e all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante.
Gli oli di bassa qualità invece puzzano di aceto o di rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. “Riconoscere gli oli EVO di qualità significa acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la salute”, conclude Cosentini.