Basket: al Cus dell’Unical l’Allenatore della Nazionale Giovanile
Una grande competenza tecnica unita a rare e inequivocabili doti umane. Questo è ciò che comunica Stefano Bizzozi, Allenatore della Nazionale Italiana di Pallacanestro under 18, intervenuto al PalaCus di Arcavacata di Rende per un incontro con i coach delle squadre giovanili calabresi.
L’incontro - sul tema “Costruzione di una difesa individuale”- è uno degli appuntamenti della “Settimana Azzurra”, evento Regionale che si colloca nell’ambito di un progetto a carattere Nazionale. Il P.Q.N. (Progetto di Qualificazione Nazionale), che nasce fra l’altro dall’idea di un ex allenatore calabrese, Gaetano Gebbia, oggi Coordinatore Tecnico del Settore Squadre Nazionali Giovanili della F.I.P. (Federazione Italiana Pallacanestro) è un progetto di riqualificazione a tappeto, teso a verificare e migliorare gli standard dei giocatori che costituiscono il futuro della Pallacanestro Italiana, sia attraverso l’interazione con le squadre che con i loro allenatori. In Calabria ciò si traduce nella possibilità, garantita dal Comitato Regionale F.I.P. Calabria, di avere la presenza in loco per un’intera settimana di un Tecnico Federale che possa integrare il lavoro dello Staff Territoriale. Otto saranno le città visitate: Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Castrovillari, Locri e Rosarno - , ben venti le società coinvolte.
L’incontro di ieri al PalaCus dell’Università della Calabria ha visto fra l’altro protagonisti i ragazzi - classe 1997 - che si allenano presso il Centro Sportivo dell’Unical, osservati da Bizzozi durante gli allenamenti, e poi coinvolti in una sorta di “lezione dimostrativa”. L’Allenatore della Nazionale ha sottolineato “la necessità propedeutica di formare i ragazzi al gioco di squadra, ad essere generosi in campo, a sentirsi parte di una scuola e di una disciplina, a comunicare fra loro durante gli incontri, a sviluppare non solo l’attacco ma una buona difesa, atteggiamenti nient’affatto in contrasto con l’idea di uno spirito agonistico acceso e collettivo – ha affermato Bizzozi”. Di queste linee generali che tracciano la sua immagine di gioco, Bizzozi ha indicato direttamente il senso e l’origine.
- Quando ha iniziato a giocare a Basket? - B. : Ero molto, molto giovane. Un amico mi propose di iscrivermi insieme a lui e accettai. Ricordo ancora perfettamente quel foglietto rosa con la scritta in nero “ vuoi giocare a Pallacanestro? ”. Fino a quel momento mi piaceva la bici. Poi fu una grande passione.
- Lei ha una lunghissima esperienza nelle Giovanili. Come mai ha deciso di dedicarsi all’allenamento dei ragazzi? E’ stata una scelta deliberata, o un destino anche questo? - B. : Beh, a 16 anni il mio Allenatore mi propose di aiutarlo, e io accettai . La passione, la molla che mi spingeva a praticare questa disciplina, era la stessa che mi spingeva a trasmetterla.
- Qual è la cosa più importante che ha imparato dai suoi giovani insegnando a giocare a basket, e qual è la cosa più importante che insegna? - B. : La cosa più importante che si impara dai ragazzi è il fatto di mantenere per sempre una mentalità e uno spirito giovanili: restando con loro, guardandoli crescere, non si invecchia mai. Ciò che io provo ad insegnare sono i concetti di autonomia, creatività, unicità. - Cosa intende per “unicità”? - B. : Ogni ragazzo è diverso dall’altro. Sì dovrebbe proiettare nello sport, nel gioco, un’idea di sé stessi, di ciò che unicamente si è. E attraverso il gioco, la tecnica che si impara, esprimere in campo la propria personalità.
- Il fatto che il Basket italiano non sia ancora un business con le proporzioni del calcio ha determinato sul gioco quali conseguenze negative e quali positive? - B. : Forse nessuna, infondo. Certo, vengono a mancare delle risorse che potrebbero essere investite sui giovani, che sono il futuro del gioco. Ma la crisi sinceramente ha livellato le cose facendosi sentire in entrambi gli ambiti sportivi. Importante sarebbe non perdere il senso e il gusto di ciò che si fa, e la giusta motivazione, cosa che purtroppo accade spesso, specie in chi gioca ad alti livelli e con compensi molto alti.
- Quali prospettive ci sono per il futuro della Pallacanestro Italiana?- B. : Buone. Se non si perde il giusto spirito le carte ci sono.- E… per la Calabria? - B. : In Calabria ho trovato passione e grande entusiasmo. E’ un territorio bellissimo e difficile, dove è difficile spostarsi, mantenere in comunicazione i diversi circuiti, ma le basi ci sono e questa manifestazione può essere l’inizio un momento importante per rimetterli in contatto.