Vibo, incendio doloso in una concessionaria. Risolto il caso, arrestate tre persone

Vibo Valentia Cronaca
I tre fermati

Risolto in appena un mese un caso di cronaca che aveva fatto il giro della regione e, dopo ore di appostamento e dopo aver ascoltato l’ultimo fondamentale testimone, bloccate tre persone all’interno delle proprie abitazioni e dichiarate in stato di fermo con le gravissime accuse di incendio doloso e tentata estorsione. Si tratta di Nicolino Franzè, noto pregiudicato del ’59 di Vibo, arrestato alcuni mesi fa proprio per una tentata estorsione ai danni di Daniele e Gregorio Stuppia, titolari di una concessionaria di auto; Carmelo Franzè, incensurato del ’74 e Nicola Franzé, padre di Carmelo, per il quale sono stati disposti i domiciliari.

I FATTI | Tutto è cominciato nella notte del 6 febbraio scorso quando venne appiccato un incendio ad alcune auto parcheggiate nel piazzale del concessionario Danielsons Cars in località Aeroporto. Le fiamme, alimentate dalla benzina dei serbatoi degli autoveicoli e dai pneumatici, avevano completamente avvolto tre mezzi e solo per un caso fortuito e per il pronto intervento dei proprietari e dei Vigili del Fuoco, non aveva distrutto l’intera concessionaria e gli immobili vicini. Pochi minuti dopo il fatto gli uomini dell’Arma erano già intervenuti sul posto ed avevano visionato decine di telecamere della zona.

Da quello che sembrava l’ennesimo atto intimidatorio senza un colpevole o un movente i Carabinieri hanno però avviato una attività investigativa minuziosa ed ineccepibile. Per settimane i militari hanno visionato oltre 50 telecamere piazzate nel raggio di ben 3 km, spulciando, filmato per filmato, centinaia di ore di registrazione. Un lavoro certosino e paziente che li ha portati a restringere il campo attorno alla figura di Nicolino Franzè.

Nel contempo Sono stati effettuati interrogatori di decine di persone residenti in zona e possibili testimoni che hanno permesso di accertare, inconfutabilmente, non solo come l’autore materiale del gesto sia stato proprio Franzè che, dopo essere evaso dai domiciliari, mediante una bottiglia di benzina, aveva dato fuoco al parco auto della concessionaria che aveva rifiutato di piegarsi al suo ricatto denunciandolo alle forze dell’ordine ma, addirittura, è stato possibile accertare anche che l’autoveicolo che lo aveva portato sul posto e poi prelevato dopo l’attentato, consentendogli di evitare di essere colto in flagrante dalle pattuglie dell’Arma che in pochi minuti erano arrivate sul posto, era di Carmelo Franzè.

Durante la perquisizione dell’abitazione di Carmelo, inoltre, i Carabinieri hanno anche scoperto all’interno di un armadio del padre, Nicola del ’46, una pistola cal. 38 importata clandestinamente in Italia, 17 proiettili 38 special, 2 pistole giocattolo a cui era stato rimosso il tappo rosso, rendendole del tutto indistinguibili da quelle vere, ed un tirapugni in acciaio.

Per i due fermati si sono immediatamente aperte le porte del carcere del capoluogo con le accuse di incendio doloso e tentata estorsione, mentre per il pensionato con la passione delle armi sono stati disposti i domiciliari.