Parco Archeologico di Capocolonna, dipendenti: solo ad agosto 13mila ingressi
“Una passeggiata domenicale sul promontorio Lacinio all’ora del tramonto, la chiesetta bianca aperta, i turisti attenti a fotografare le sfumature di colore migliori tra cielo e mare, i ragazzi ancora giù al mare finché non verrà la sera. È così che vorremmo ricordare questo luogo magico ma altre tristi realtà si palesano dinanzi i nostri occhi.
Le erbacce, i rifiuti ai bordi della strada, gli atti vandalici ai danni della segnaletica del Parco, il sistema di video sorveglianza parzialmente funzionante, il Museo chiuso…” - Lo denunciano in una nota stampa Danila Esposito, Antonio Parrotta, Antonio Scerra, Ilaria Marseglia, Antonio Palermo, Pasquale Alessi, Luigi Palmieri, Antonio Galardo, Tatiana Risoleo -
“Durante il percorso a piedi – si legge - proviamo a bussare alla porta del Museo sperando di trovare qualcuno al suo interno in quanto, ci è stato riferito che, stagisti e addetti alla sorveglianza del Parco continuano a lavorare a porte chiuse.
Insistiamo, ma il Museo pare completamente abbandonato! Proseguendo verso la chiesetta incrociamo sulla strada due dipendenti che, avendo chiuso il cancello del Parco Archeologico, si apprestavano a terminare il turno di lavoro e che, gentilmente, rispondono alle nostre domande.
Evitando sterili polemiche e, nella consapevolezza della situazione grave in cui si trova il Museo di Capocolonna, ci raccontano dei numerosi turisti che popolano la zona durante il giorno dalle prime ore del mattino fino ad oltre il tramonto. Parlano di un turismo diverso, con pochi visitatori stranieri ma molti italiani tanto da registrare, solo nel mese di agosto, circa 13.000 presenze per il Parco Archeologico di Capocolonna.
Peccato non vi sia un sistema di conteggio automatico degli ingressi e, magari una biglietteria, così come previsto dall’originario piano di ammodernamento della zona e così come avviene in tutti gli altri Parchi Archeologici europei.
Crediamo che la pandemia da Covid-19, a cui viene imputata la causa della carenza degli introiti da parte dei luoghi della cultura, sia un’errata considerazione.
Possiamo affermare che abbia rallentato la quotidianità di tutti e, pertanto, la messa in moto dell’intera macchina organizzativa delle strutture ma è un triste dato di fatto che il Museo è chiuso dal lockdown e che, questa estate, la città di Crotone ha perso l’occasione di far conoscere la sua storia e i suoi reperti ai quasi 13.000 visitatori che l’hanno scelta come meta per le loro vacanze.”
“Le criticità del sistema dei musei – si legge infine - andrebbero affrontate, seriamente, anche in campagna elettorale pensando all’importanza della cultura per un territorio difficile come il nostro ma tutt’altro che fragile.
Una Crotone che se avesse le spinte necessarie, i fondi necessari, le figure professionali adeguate agli incarichi che si ricoprono sarebbe tra le più luminose d’Europa.
Da liberi cittadini, che si battono per la terra in cui sono nati e cresciuti, continueremo a tenere alta l’attenzione sulla questione dei Musei fino a completa risoluzione del caso.”