Turismo culturale “post-cannocchiale”: ad Altomonte l’arte diventa un’utopia
A distanza di poco più di un mese dalla riapertura del Museo Civico e dall’installazione del “fantasmagorico” cannocchiale esperenziale in piazza Tommaso Campanella, il focus delle Arti visive del Festival Euromediterraneo diventa una rassegna di giovani visual designer intitolata “Vuoto, utopia euromediterranea”.
Quest’anno la programmazione delle attività previste per settembre e anticipate da un cartellone parallelo, denominato Summer Contest, vede l’apertura con il progetto curato e coordinato da un giovane illustratore originario di Altomonte, e realizzato da altri 15 giovani tra cui visual designer, grafici e foto-video makers, impegnati nella produzioni di 10 pannelli dislocati nel centro storico.
Altomonte, “isola d’arte del 300 Toscano in Calabria”, vanta una collezione di arte sacra di indubbia valenza: la tavola di Simone Martini, il San Ladislao d’Ungheria e il dittico di Bernardo Daddi costituiscono dei pezzi pregiati risalenti al Medioevo a cui si affiancano opere come la Madonna delle Pere attribuita a Paolo di Ciacio, allievo di Antonello da Messina.
Ciò a testimonianza dell’enorme potenziale artistico che il Museo esprime e a cui nel corso degli anni il Festival ha destinato una sezione importante, aprendo le porte anche all’Arte contemporanea.
“Attraverso una conferenza organizzata da Altomonte protagonista, già nel mese di marzo 2019, a cui prese parte il critico curatore Piero Gagliardi – spiega l’artista Gianfranco Grosso - avevamo avanzato una formula progettuale rivolta ai futuri amministratori per poter valorizzare e sviluppare al meglio il nostro patrimonio artistico culturale. E’ deludente vedere come la percezione dell’Arte sia così tanto impoverita e relegata ad un solo momento ricreativo e di entusiasmo comunicativo. La contemporaneità può esistere e svilupparsi solo quando vi è la conoscenza e la consapevolezza del percorso della Storia dell’Arte moderna e antica. Nessun indirizzo in questo senso è stato avviato”.
“Per il momento ahimè – ha concluso Grosso – godiamoci le Stelle dal cannocchiale attraverso percorsi emozionali e riflettiamo sull’Utopia…del nulla che ci circonda. Adriano Olivetti definì l’Utopia la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. E Altomonte non è e non deve essere Utopia”.