Troppi incendi nelle discariche, Legambiente: “Fare luce su tutte le illegalità”

Calabria Attualità

Ben tre incendi avvenuti in altrettanti impianti di deposito e trattamento dei rifiuti in una sola settimana, precisamente all’isola ecologica di Nocera Terinese, al centro di raccolta di San Gregorio ed infine in un deposito di recupero e trattamento di Squillace. Incendi che hanno mandato in fumo, secondo le stime dell’Arpacal, almeno 900 tonnellate di rifiuti di vario genere, comprese plastiche e metalli.

Dati allarmanti e preoccupanti quelli presentati da Legambiente Calabria, che torna a chiedere una maggiore attenzione sulle cause degli incendi negli impianti di trattamento dei rifiuti. Eventi che riguardano indistintamente tutta la penisola, e che si verificano in media una novantina di volte all’anno, quasi sempre di natura dolosa e collegati ad operazioni illecite.

Ma perché dar fuoco a questi depositi? Secondo l’associazione sarebbe un modo per “far scomparire nel nulla attraverso il fuoco i materiali stoccati illegalmente”, anche perché la Calabria non dispone di sufficienti impianti di recupero e smaltimento, ed è spesso costretta al trasferimento fuori regione o addirittura all’estero.

“E’ necessario perché non si debba poi curare la patologia, agire in un’ottica stringente di prevenzione, controllo e vigilanza sugli impianti nei quali si svolge un’attività intrinsecamente pericolosa. Controlli e monitoraggi continui che devono essere effettuati non solo sui documenti – spiega Anna Parretta, presidente regionale – ma anche sul campo e devono riguardare anche il rilascio delle autorizzazioni in materia ambientale e le certificazioni antincendio. Serve, inoltre, un coordinamento informativo tra Vigili del fuoco, Agenzie ambientali e Polizia giudiziaria. Una ulteriore verifica da svolgersi riguarda l’esistenza delle apposite garanzie finanziarie che la legge prevede debbano essere stipulate dalle Ditte che gestiscono gli impianti di smaltimento e recupero rifiuti”.

I danni provocati da questi roghi sono incalcolabili, perché la combustione genera problemi non solo nell’immediato, ma anche nel lungo periodo per via delle polveri sottili sprigionate nell’aria. Elementi che possono contribuire allo sviluppo di tumori.

“Legambiente Calabria si costituirà parte civile negli instaurando processi e ribadisce la necessità, oltre allo svolgimento di indagini approfondite per individuare e punire i responsabili, che venga effettuata la celere bonifica dei luoghi e la loro messa in sicurezza al fine di eliminare e prevenire ogni fonte di pericolo per l’ambiente e per la salute. Inoltre – conlcude Parretta – Legambiente chiede alla Regione, come già accaduto in altre regioni dalla Basilicata al Lazio, di istituire un Osservatorio regionale su ambiente e legalità per fare luce su tutti i fenomeni illegali che si verificano sul territorio calabrese”.