Caso Strada, Morra (M5): “Pronti a non votare decreto se non include il suo nome”
“Insieme ai colleghi calabresi del Movimento 5 stelle stiamo valutando tante opzioni. Siamo disposti a non votare il decreto Calabria se non dovessero nominare Gino Strada”. È il commento perentorio di Nicola Morra, senatore e presidente della Commissione parlamentare antimafia, nel corso della trasmissione “Non è l’arena” condotta da Massimo Giletti.
Morra, nel corso dell’ennesimo approfondimento televisivo sulla sanità calabrese, ha poi affermato che “c’è necessità di prendere coraggio e dire che in Calabria è necessario porre Emergency come baluardo per fermare le infiltrazioni della ‘ndrangheta, che fa più soldi con le Asp che con la cocaina”.
Si ritorna dunque a parlare di Gino Strada anche a seguito del comunicato stampa del fondatore di Emergency che proprio ieri sera aveva fugato ogni dubbio scrivendo di aver ricevuto la telefonata del Governo, ma non proposte formali. (QUI)
E se da una parte Morra difende la scelta del fondatore dell’associazione umanitaria, dall’altra il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, torna a criticare a “Live-Non è la D’Urso” l’ipotesi di coinvolgere Strada.
“Quando è stato fatto il nome di Gino Strada, ho avuto una reazione contrariata. Ho grande rispetto per lui, ma a questo punto mandateci anche i missionari comboniani. Ci stanno trattando da quarto mondo – afferma – la Calabria ha fior di professionisti e geni, non capisco perché non si possa chiamare un grande professore calabrese”.
E ha espresso contrarietà anche nei confronti di Zuccatelli, anche alla luce dell’intervista in cui ha sminuito l’importanza delle mascherine. Spirlì ha detto di aver dato parere negativo per la sua nomina “si era creato molti nemici tra i commissari calabresi”.
Poi la gaffe “in Consiglio dei Ministri, Lorenzin lo può confermare (ha ricoperto l’incarico di ministro della Salute dal 2013 al 2018, ndr), avevo chiesto la discontinuità. Sono 11 anni che la Calabria ha la Sanità commissariata, il Governo chiama sempre gli stessi: Cotticelli, Zuccatelli e compagnia bella”.