Ex percettori di mobilità in deroga: il Comune di Trebisacce chiede la stabilizzazione
L’Amministrazione comunale di Trebisacce, con delibera di Giunta comunale 199/2000, ha chiesto al Governo e alla Regione Calabria la stabilizzazione dei lavoratori ex percettori di mobilità in deroga in servizio presso gli enti, sostenendo con un atto concreto la complessa battaglia che costoro portano avanti da anni.
Nel Comune di Trebisacce, i numerosi lavoratori ex percettori di mobilità in deroga in servizio svolgono un fondamentale ruolo di supporto all’attività dell’Area Servizi Sociali, dell’Area Ambiente e tutela dei Beni Comuni e sono diventati parte integrante della macchina comunale anche grazie alla esperienza sviluppata sul campo.
“L’annosa questione degli ex percettori di mobilità in deroga – ha dichiarato il Sindaco Franco Mundo - non è più tollerabile. Non è possibile abbandonare questi lavoratori nel totale precariato a fronte di riconoscimenti economici irrisori, considerato il ruolo importante che questi ricoprono nel sopperire alla sempre affannosa e cronica carenza di personale di Enti e Ministeri.
Questi lavoratori, che sono padri e madri di famiglie, - aggiunge - dopo anni di tirocinio che ha permesso loro di sviluppare conoscenza ed esperienza lavorativa, rischiano di essere espulsi dal mondo del lavoro, circostanza che creerebbe non solo una crisi dal punto di vista occupazionale, ma anche un disagio sociale dagli effetti devastanti su tutta l’economia della Regione.
Abbiamo inoltrato la nostra richiesta al Governo, al Parlamento, al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, alla Regione Calabria e all’ANCI Calabria, continuando così un percorso che ci ha visto sempre in prima linea al fianco di coloro che lottano per conservare il proprio lavoro, strumento di sostentamento per le famiglie ma anche elemento di crescita sociale e civile per tutta la comunità.
Un appello lo rivolgiamo alla Regione – conclude il primo cittadino - per avviare anche con questi lavoratori un percorso che superi la perenne precarietà dando certezze alle famiglie e anche agli enti pubblici a cui tutti loro sono destinati.”